Lezione 1
Uno degli ultimi scritti di Edith Stein fu “La Scienza della Croce: Studio su Giovanni della Croce”.
Perché Scienza Crucis?, e poi come sottotitolo, studio su S. Giovanni della Croce?
Noi siamo abituati quando usiamo il termine scienza, a pensare alla scienze come a qualcosa che ha una sua oggettività, un suo protocollo, un suo metodo nel senso che non è interessante sapere se il fisico che fa l’esperimento sulla struttura dell’atomo sia un eschimese o un napoletano. Quando parliamo di scienza noi prescindiamo dall’individualità, dall’esistenza. Invece, la fenomenologia trascendentale di Husserl, ci da la possibilità, attraverso il concetto di vissuto di non poter prescindere alla fine paradossalmente dal soggetto. Perché è vero che la fenomenologia presuppone un osservatore disinteressato (Pitagora parlava del filosofo paragonandolo allo spettatore allo stadio, lui sta sopra e guarda ciò che accade in campo, in un certo senso l’osservazione stessa è disinteressata), quindi noi diciamo che non entra in gioco l’osservatore e c’è solo l’oggetto che deve essere conosciuto (in questo caso è la scienza sulla croce), invece la fenomenologia pone come elemento fondamentale la correlazione io - mondo, vista dal punto di vista trascendentale attraverso l’intenzionalità. Ciò significa che non è un paradosso, una scienza intesa come descrizione fenomenologica del soggetto che entra nella relazione con l’oggetto stesso.
Questa è la chiave di lettura che ci permette di poter comprendere come mai non è possibile capire e formulare una scienza della croce prescindendo dall’esperienza vissuta di S. Giovanni della Croce. Cioè la mistica in questo caso passa attraverso l’esperienza del mistico, ma quando si parla di esperienza del mistico non significa pura soggettività intesa come “piace a me ma può non piacere a te”, qui senza prescindere dall’esperienza, in questo caso di Giovanni e dal suo vissuto, si può ricavare una scelta che non sia soltanto l’esperienza personale ma che diventi paradigma di una possibile esperienza mistica di qualcun altro.
Ricordiamo il concetto di trascendentale in Kant che non è lo stesso per Husserl e Edith Stein, egli intende per trascendentale quelle forme a priori che intervengono nella coscienza, in quel caso indipendentemente dal soggetto stesso, invece nella fenomenologia Husserliana, nel vissuto del soggetto, che è un io penso, io vivo, io sento io percepisco, io ricordo, si trovano quelle strutture universali, quindi trascendentali che permettono un discorso un scientifico. Non è un sinolo, scienza crucis - studio su S Giovanni della Croce, ma è comprensibile come possibilità di una fenomenologia dell’esperienza religiosa proprio a partire da questa svolta che viene data da Husserl.
Può sembrare strano una scienza che ha a che fare con la mistica. In questo testo ci troviamo di fronte ad un’elaborazione di un discorso scientifico intenso come fenomenologia di un’esperienza in particolare di S Giovanni che non può prescindere dal vissuto.
Ci sono delle difficoltà ermeneutiche di comprensione, perchè anche quando pensiamo alla scienza nel campo delle scienze sociali noi ci facciamo l’idea che per poter parlare di scienza dobbiamo cancellare il soggetto totalmente perché altrimenti viene meno la scientificità, invece la fenomenologia permette di conservare il rigore scientifico e allo stesso tempo di realizzare una descrizione degli atti della coscienza a priori, in un modo scientifico, altrimenti non potremmo più parlare di filosofia ma di discorsi che cercano dei punti di mediazione.
Quella della Stein non è una biografia di S. Giovanni, ha un solo scopo cioè cogliere S. Giovanni della Croce nell’unità del suo essere tale quale si esprime nella sua vita e nelle sue opere, considerando il tutto da un punto di vista che renda possibile affermare con un colpo d’occhio questa unità. Questo sottile colpo d’occhio è nella fenomenologia la possibilità di cogliere la totalità e l’universalità, la comunicabilità di quella esperienza al che conserva un suo rigore scientifico. (Anche Gadamer se la prende con Kant perché ha ridotto il concetto di esperienza a qualcosa che ci impedisce di uscire come fonte dell’esattezza scientifica e allora dice è possibile un modo diverso di concepire la verità nelle scienze dello spirito che non tenga conto del limite Kantiano all’esperienza stessa e fa un discorso critico e rigoroso di quelli che sono i limiti di Kant).
Quella della Stein non è una biografia di questo mistico del 1500 (1542-1591), vita caratterizzata da questa particolare missione di educazione dei monaci e monache. È tutta una vita interiore, la sua è povera di episodi esteriori, di avvenimenti storicamente rilevanti. La fenomenologia permette di entrare in questo vissuto e di poter elaborare la scienza della croce di S. Giovanni della Croce. Egli non utilizza il termine “scienza della croce” per definire la sua vicenda, ma viene utilizzato da Edith Stein per comprendere l’unità del pensiero di questo mistico e della esperienza religiosa.
Questo testo è importante proprio per la capacità di dimostrare praticamente la razionalità, la ragionevolezza nell’esperienza di fede. Questo deve essere fatto dopo aver chiarito che cos’è l’esperienza religiosa. È in questa analisi del significato che viene alla luce ciò che questa scrittrice ha capito circa le leggi di cui è fatta l’esistenza.
Niente biografia né esposizione della dottrina, dunque, ma cogliere quell’elemento unitario che è il vissuto che è una unità di vissuti.