DALLA PAROLA DETTA ALLA PAROLA SCRITTA
Alcune note sulla oralità.
- Nelle poleis greche, nel periodo che va dal 1200 a.C al 700 a.C. la cultura e la tradizione venivano trasmesse oralmente, in genere nei Simposi. attraverso la mnemotecnica e in forma poetica, poiché il verso è più facile da ricordare. Il meccanismo di apprendimento avveniva attraverso l'identificazione con il personaggio o l'eroe di cui la poesia parlava (Cf. i Poemi omerici).
- l'epos poetico era un vero espediente didattico, per cui si può dire che i poemi omerici sono delle vere e proprie enciclopedie.
- A partire dal sec. VIII a.C., con l'introduzione della scrittura alfabetica, la poesia viene fissata per la prima volta per iscritto, consolidando il suo ruolo di forma privilegiata di trasmissione del sapere.
- I primi filosofi del VI-V sec. a. C. si trovano ad operare nel momento di passaggio da una cultura prevalentemente orale, legata alla narrazione poetica alla nuova cultura scritta.
- Da qui il carattere duplice e, forse, paradossale dell'opera dei presocratici. Artefici di una cultura nuova espressa nelle forme della cultura della oralità e della trascrizione poetica della stessa oralità. Adoperano la forma didattica tipica della cultura orale.
- Per tutto il periodo arcaico, fino al VII sec., la poesia era l'unica forma di espressione di qualsiasi pensiero che aspirasse a porsi ad un livello superiore, rispetto alla pura e semplice comunicazione ordinaria.
- Le opere in prosa dei milesi e di Eraclito erano delle brevi riflessioni, di poche righe ciascuna, staccate tra loro, tanto da non poter costituire ragionamenti continuati.
- stile sentenzioso, conciso, incline al tipo oracolare, si vedano i fr. di Anassimandro e Anassimene.
- Perciò, il Poema di Parmenide, da un punto di vista argomentativo è ad un passo avanti rispetto ai testi degli altri presocratici anteriori e contemporanei. L'epos è la forma più adatta a questo sviluppo, i cui antesignani sono in primis Senofane, le teogonie di Epicarmide di Creta e di Esiodo.
- Quest'ultimo è assunto da Parmenide a modello formale e, allo stesso tempo, a bersaglio polemico.
Sul Poema di Parmenide
- Nel V sec. i filosofi, conscevano assai poco l'uso del testo scritto, è certo quindi che la Filosofia di Parmenide abbia ricevuto anche una esposizione orale, intesa come sviluppo più ampio di quanto espresso nel libro.
- Il libro parmenideo aveva la funzione di riassunto conciso e schematico della dottrina, di memorandum in grado di raccolgiere e fissare i concetti più importanti elaborati durante l'insegnamento e le dispute che avvenivano nella scuola.
- libro schematico il Poema di Parenide, dunque, come confermato dal Parmenide platonico (127 d-e).
- Il compito principale che si è dato Parmenide è quello di educare la polis attraverso la Filosofia, intesa come rivelazione della veirtà data dalla dea, ma comprensibile ad ogni uomo dotato di logos.
- Nel V sec. a.C., dunque, fatta esclusione di Eraclito, il filosofo si è assunto il compito di insegnare, di fare scuola, di divulgare il prorpio sapere ai discepoli. Parmenide è un ponte tra i sapere rivelato dalla dea e la polis.
- Possiamo affermare che nessun critico moderno sia riuscito a comprendere appieno il pensiero di Parmenide. Ma le cose non andavano meglio nell'antichità. Difatti, Paltone nel Sofista fa dire allos traniero di Elea: "Ogni volta, Teeteto, che parla qualcuno di questi antichi sapienti, tu, per gli dei, capisci qualcosa di quello che dicono?" (243 b).
Struttura del Poema
- I frammenti del Poema che possediamo constano di 154 versi in 19 frammenti più un Proemio. E ciò per merito di due filosofi dell'antichità: Sesto Empirico (II-III sec. d. C.) citò per intero il Proemio del Poema; Simplicio, esponente di punta della tarda Accademia platonica (VI sec. d. C.), inserì nel suo Commentario alla Fisica di Aristotele una sequenza di 52 versi del Poema parmenideo, corrispondente alla cosiddetta sezione Metafisica (fr. 7/8 vv. 6 - 95).
- Simplicio dice chiaramente di aver riportato l'intero passo sia per l'importanza del brano sia perché già a quel tempo circolavano ormai così poche copie dell'opera, che era quasi impossibile per il lettore verificare direttamente dal testo di Parmenide.
- La poesia di Parmenide non piacque agli antichi e non piacque ai moderni, gli uni condizionati da una aprioristica divisione tra poesia e scienza (Cf. Platone, Fedone), gli altri dai canoni del romanticismo e dell'idealismo.
- Parmenide è il primo filsofofi ad argomentare le sue tesi, com'è dimostrato dai frammenti 7/8.
-L'atto del capire noein, del vero capire, si risolve sempre nel riconoscimento di una identità che si esprime a livello verbale in una propoizione imperniata sulla copula è.
- Il processo conoscitivo, se coronato da successo, perviene sempre e comunque ad un'equazione, il cui fulcro è costituito dal segno di eguale è. e questa identità è pinament eespressa dal frammeto 3.
- Perciò è sbagliato parlare di confusione "arcaica" o "primitiva" tra essere = copula ed essere = Esistere (Calogero, etc), ci troviamo invece dinanzi ad un passaggio ragionato e calcolato dall'essere-copula della proposizione scientifica all'essere-esistere della realtà ultimativa che si intravede attraverso la conoscenza. fr. 3.