IL CONCETTO DI ANIMA nota alla lectio XV
Ma da dove viene fuori l’idea in Aristotele e quindi, ce la ritroviamo in S. Tommaso e in E: Stein di parlare di “ANIMA”. Siamo nel 1932, quando ormai sono passati tanti secoli da quando c’è stata la rivoluzione scientifica!
La parola “anima” traduce il latino “anima”; ma “anima” (in latino) traduce il greco con il quale si intendeva il termine anima, cioè psychè, per cui psicologia è la scienza che studia la psiche. Ma, psychè è diventata psiche che poi è diventata mind, mente. Questo anche perché Cartesio aveva ridentificato il principio spirituale nella sua antropologia come res cogitans e l’ha spostato tutto sul non materiale, cioè su ciò che non ha estensione, ma è solo pensiero.
Ma facciamo un passo indietro e andiamo ad importunare i greci, perché tutto è iniziato da lì e tutto ritorna sempre lì.
In greco esistono tre termini per indicare lati diversi del fenomeno della vita:
ANIMA=VITA |
- Zoè ζωη VITA QUA VIVIMUS
- Bìos βιος VITA QUAE VIVIMUS
- Psychè ψυχή
Il greco è la lingua della mobilità del pensiero e il latino è la lingua della sentenza!
In greco esistono tre termini, mentre in latino e italiano un solo termine che sarebbe VITA. Quindi l’anima ha a che fare con la vita, principio animante.
(lettura foglio dato dal prof.) “Se ci volgiamo al greco…a disposizione per denotare la vita”: siamo nel 700, in pieno illuminismo, quando la scienza della vita diventa scienza ,con la nascita della chimica, ad esempio, , Lavoisier siamo in pieno 700.
Per indicare la vita, bìos non è l’unico termine, abbiamo anche zoè. Vediamo, dunque, quello che significa zoè, quello che significa bìos e quello che significa psychè e come si è arrivati a capire perché Aristotele dice psychè, e perché dà la psychè al filo d’erba, al trifoglio e a sé stesso.
Lettura: Zoè indica la vita….bios è la vita che viviamo”:
I. Zoè è la radice nel senso che è quella cosa di cui tutti i viventi, in quanto tali, hanno, tutti i viventi sono dotati di vita.
II bios è il tipo di vita che viviamo, infatti si dice bios theoretikos per dire che uno vive la vita teoretica; bios politikos, per dire il tipo di vita politico, la vita politica è il bios politikos, non il zoè.
Il non vivente è il vivente quando è diventato cadavere, è praticamente il componente non vivente che è reso vivente dal vivente in quanto vivente. Ciò di cui siamo fatto (carbonio) ad esempio, l’acqua presa di per sé è non vivente, in quanto acqua del mio corpo, fa parte di tutto questo corpo e quell’acqua dentro di me non è materia, ma è la materia vivente che sta dentro il nostro corpo che la rende vivente.
Quindi:
-BIOS è il tipo di vita che noi facciamo;
-ZOE è il principio della vita che noi abbiamo.
Lettura: “le diverse modalità….. stessa radice zoè”
Le varie forme di vita (teoretica, politica…) sono solo dell’uomo in quanto dotato di logos. Il bios è apllicabile solo all’uomo perché l’uomo ha il logos, non possiamo usare bios, quando in greco, vogliamo dire un tipo di vita del cammello. Solo l’uomo che è dotato di logos ha un tipo di vita teoritico, politico, pratica, domestica… perché bios sta ad indicare un tipo di vita.
III PSYCHÈ
La psicologia è una sezione della fisica in Aristotele. Vediamo che significa questo termine e come questo termine andrà, poi, ad indicare la sostanza, quella cosa con la quale non si riesce a pensare e pure oggi ci si rifiuta di pensare.
Lettura “il terzo termine….forma della vita”
L’anima è il principio del vivente nell’individuo vivente. Quindi, il termine bios si può applicare come tipo di vita solo a quel vivente che ha il logos.
Zoè sta ad indicare il tipo di radice; il campo semantico di psychè, come viene inteso, si può adattare al vivente in quanto vivente inteso come principio che rende vivente quell’ente dotato di forma e di materia, nella metafisica, psicologia e fisica aristotelica.
Lettura “Aristotele ..potenza di vita”:
l’anima è l’atto di un corpo che ha la vita in potenza, il che significa che l’anima rende quel corpo vivente perché attualizza quella potenzialità vivente del vivente. I viventi sono tali in quanto individualizzati, infatti noi parliamo di psychè in quanto si questo vivente qui (lei, io, il cane, il pero, la vite..).
“carattere fondamentale …. L’automovimento”: il vivente è ciò che muove sé stesso da sé.
Il termine psychè non va tradotto con psiche, mind, psicologia, psicanalisi e quindi come apparato psichico, ma va inteso come principio che rende vivente quell’ente perché attua la sua potenzialità di essere vivo.
Questa anima è intesa da Aristotele come sostanza, sostrato, ipostasi, ciò che sta sotto, ciò che permane nel divenire e qui entriamo nella ambito della metafisica, anche se si parla della psicologia come di un ente naturale, in Aristotele fisica e metafisica sono sempre interconnesse. Aristotele, qui rappresenta il miglior discepolo che Platone abbia mai avuto, è un filosofo che è convinto che il piano dell’essere non si riduce al piano della physis, cioè ESSERE ≠PHYSIS.
Nella filosofia antica, per i presocratici l’essere è uguale alla physis, si comincia a parlare di essere con Parmenide, quando costui dice “l’essere è e il non essere non è”, si intendere per essere tutto ciò che è e quindi una modalità della physis. È con Platone che si creano due piani della realtà, così rimane con Aristotele, fino a scendere, definitivamente, già con i pensatori successivi, Epicuro, stoicismo… e così continua. C’è una ripresa nel Medievo fino a poi sparire da Kant in poi.
Già Leibnitz diceva che non basta la fisica a spiegare tutto l’essere, bisogna recuperare le cause finali e la metafisica. Addirittura, dice Leibnitz che bisogna recuperare il Fedone di Platone, cioè quel dialogo platonico all’interno del quale si parla dei due piano della realtà. Il Fedone è un dialogo della maturità di Platone, scritto da esse, che racconta gli ultimi momenti della vita di Socrate. È un programma di vita filosofica e si parla di questa “seconda navigazione”, cioè quella navigazione che non si fa più riferendosi alle immagini, ma ai concetti e si salta dalla sensazione al pensiero, si passa ad un altro piano della realtà.
Noi, oggi, ci troviamo in una situazione in cui, non è più così: l’essere è diventato uguale alla physis! Tutto l’essere è materia, natura, non c’è altro. Questo già lo notava Leibnitz che è anche un grande scienziato che si contende con Newton l’invenzione del calcolo infinitesimale, l’invenzione dell’ars combinatoria. Si può dire che la logica che sta dietro l’invenzione dei computer era stata già pensata e in un certo senso anticipata da Leibnitz. È un filosofo, dunque, che avverte questo problema.
Quando parliamo di ANIMA, in termini non di scienza, ma di antropologia di E: Stein, abbiamo questa difficolta. Dobbiamo entrare in un discorso che tenga conto della realtà anche quando questa realtà non è riducibile alla scienza. Per Aristotele l’esperienza è quella scienza pratica che si fa quando si acquisisce una perizia nelle cose, frutto di una sensazione, conoscenza…
Tutto questo per introdurre il discorso di oggi legato a questo ritorno costante nell’antropologia di E. Stein di anima, di Tommaso, di puri spiriti finiti…