L'emergenza antropologica

Lezione XIV Note su “L’emergenza antropologica” 14. 03. 17

Testi di riferimento Edith Stein, La Struttura della persona umana, Roma, 2000 Vittorio Possenti, la rivoluzione biopolitica, Torino, 2013

 

Ma se la Stein si fosse trovata adesso ad elaborare questo discorso antropologico, con quali antropologie si sarebbe dovuta confrontare?

Quali sono le frontiere dell’antropologia oggi, dal punto di vista filosofico, perché il modello che noi elaboriamo che è il modello di E. Stein dell’antropologia personalista nella concezione fenomenologica, con che cosa lo andiamo a confrontare?

La QUESTIONE DEL BIOPOTERE all’interno della quale si può ricucire il rapporto, (BIOPOLITICA) tra umanesimi e anti-umanesimi o post- umanesimi o trans-umanesimi.

Voglio fare un breve quadro delle sfide in cui è sottoposta l’antropologia e, in particolare l’antropologia cristiana, rispetto agli sviluppi delle scienze e della tecnica.  

La BIOPOLITICA mette a fuoco le implicazioni politiche e i dispositivi di potere economico, culturale, tecnico, oltre che strettamente istituzionale mobilitati nel governo della vita delle persone. Una biopolitica è sempre esistita, pensiamo allo Stato nazionale, al controllo della vita dal punto di vista politico. Ma siccome noi ci troviamo nell’età della tecnica, età nella quale questa frontiera si avvicina sempre più all’umano, il controllo del potere sulla vita è diventato molto più pervasivo. Si parla addirittura di biopolitica del singolo e di biopolitica delle popolazioni. Ora, io non voglio entrare nell’argomento “biopolitica” perché questo non è l’argomento del corso.

La biopolitica ha a che fare con una concezione dell’uomo, una concezione antropologica, quindi, che idea c’è nell’uomo nell’età della tecnica in cui viviamo, cosa si intende quando si parla dell’uomo.

Caliamo l’immagine dell’essere umano come lo immagina la Stein, secondo la concezione tommasiana e fenomenologica nel contesto in cui ci troviamo. Un domani che andrà a lavorare in parrocchia, chi insegnerà religione, si troverà ad affrontare problematiche relative non tanto ad un’antropologia di tipo hegeliana o solo legata alla psicologia del profondo, ma a queste nuove antropologie.

Possiamo distinguere UMANESIMI e ANTI-UMANESIMI.

Gli umanesimi li possiamo distinguere in umanesimi personalistici e umanesimi non personalistici, cioè umanesimi che si rifanno al concetto di persona e umanesimi che parlano dell’umano, ma non si rifanno al concetto di persona.

Gli UMANESIMI PERSONALISTICI sono gli umanesimi cristiani, in particolare quelli cattolici, ma non solo, quindi quello della Stein, J: Maritain e i neotomisti che si fondano sul concetto di persona.

Ma esistono anche degli umanesimi, ad esempio gli umanesimi atei, come l’umanesimo di Heidegger o l’umanesimo di Sartre che sono umanesimi non cristiani e che hanno una concezione secolarizzata dell’essere umano e quindi non hanno il concetto di persona. Infatti la grande differenza tra Husserl ed E. Stein da una parte e Heidegger dall’altra è proprio la presenza, nei primi, del concetto di persona e l’assenza del concetto di persona in tutta la filosofia heideggeriana. Eppure la filosofia di Heidegger è una filosofia che affronta l’essere inautentico dell’esistenza, cioè dell’uomo.

Tutti i personalismi sono umanistici, ma non tutte le concezioni umanistiche sono personalistiche.

Questo è l’umanesimo, ma non c’è solo l’umanesimo, c’è anche una nuova frontiera, che è l’ANTI- UMANESIMO e il POST-UMANESIMO, e il TRANS-UMANESIMO (l’oltre-umanesimo).

Gli umanesimi, sia nella versione personalistica che nella versione non personalistica conservano la differenza tra uomo e animale, ma oggi ci troviamo di fronte ad antropologie anti- umaniste che mirano ad abbattere la differenza tra uomo e animale. Ad es. i diritti degli animali.

Da una parte troviamo E. Stein, Maritain, tutti i pensatori neotomistici… nell’umanesimo personalista che si fonda sul concetto di persona e cioè l’umanesimo che affonda le radici nell’evento cristiano si è secolarizzato, ma è un umanesimo fondato su due punti:

  • l’uomo come immagine e somiglianza di Dio;
  • il concetto di persona umana è mutuato sul concetto della persona divina.

Infatti, lo sviluppo della riflessione cristologica, nel corso dello sviluppo della teologia patristica, ha contribuito ad elaborare un’antropologia: l’uomo ad immagine di Dio, pensate ad Agostino, Ireneo di Lione…

Lo sviluppo della cristologia, quindi, ha portato ad un approfondimento dell’antropologia filosofica.

Il concetto di persona ha radici profondissime, risale a Severino Boezio, che è il primo che lo elabora e che poi, attraverso la scolastica, arriva nella sua elaborazione filosofica in Tommaso d’Aquino. Possiamo dire che la persona è quell’essere individuale, unico e irripetibile che non è semplicemente la manifestazione della specie nell’individuo, ma è qualcosa di una specie che realizza di quella specie qualcosa di unico e di irripetibile che non può essere mai più ripetuto. Non solo, ma il concetto di persona permette di parlare di immortalità personale dell’anima (ricordate le lezioni che abbiamo fatto su Tommaso).

Quindi, gli umanesimi personalistici sono aperti alla dimensione trascendente dell’esistenza, quindi a Dio. Sono l’equivalente filosofico dell’antropologia teologica delle Chiese cristiane.

Anche la filosofia di Heidegger e di Sartre, che sono due filosofi esistenzialisti, ad es Sartre scrive l’esistenzialismo è un umanesimo (1946), Heidegger scrive la Lettera sull’umanesimo (1946). Maritain aveva sviluppato tutta la filosofia del personalismo e De Lubac scrive Il dramma dell’umanesimo ateo (1936). Quindi, tutti questi autori li possiamo inserire nella classe dell’umanesimo, cioè sono forme di pensiero per le quali la differenza tra uomo e animale si conserva. Dice Sartre che è un ateo dichiarato: «noi vogliamo istituire il regno umano come un insieme di valori distinti dal regno animale», quindi potremo dire che gli umanesimi atei sono una versione secolarizzata dell’umanesimo cristiano privi e privati del concetto di persona. Non sono personalismi, gli umanesimi atei. Possenti (autore del libro preso in considerazione) fa un’analisi genealogica secondo la quale gli umanesimi atei sono frutto della secolarizzazione degli umanesimi personalistici.

Nell’età post moderna, nella quale noi ci troviamo, le cose dal punto di vista antropologico sono cambiate, noi ci troviamo in un’epoca di profondo sviluppo della tecnica e l’aumento sempre di più, delle capacità della tecnica di manipolare e controllare la materia biologica. Questo significa che esistono anche delle antropologie che rifiutano il concetto dell’umano stesso, quindi le sorgenti dell’umanesimo sono classiche cristiane all’insegna, dice Possenti, di questa profonda alleanza, e in ciò consiste la necessità del rapporto tra umanesimo occidentale e religione che ha subito un notevole abbassamento, indebolimento nel XX secolo e fino ai movimenti del ’68 e successivi.

L’anti-umanesimo rifiuta la specificità dell’umano, la dignità dell’uomo viene meno, dice Possenti, quasi come un’iperbole che a quella famosa frase AGNOSCE HOMINE DIGNITATEM TUA se ne può sostituire un’altra dell’indegnità dell’uomo, della dimensione dell’animalità dell’uomo. Questo è possibile perché viene fatta una distinzione tra ominizzazione e umanizzazione, dove se per ominizzazione si intende il processo biologico evolutivo, l’ominizzazione non coincide con l’umanizzazione perché l’umano ha una differenza ontologica rispetto a tutto il resto del regno animale. Quindi, questo principio, nè negli anti umanesimi, né nei post umanesimi viene meno. C’è, quindi, un processo di dissoluzione della persona umana.

La persona umana è intesa come un essere sussistente individuale in una natura razionale. Quello che accade è una riduzione di questo concetto, ovviamente viene meno, soprattutto negli umanesimi di impostazione tommasiana e neo tommasiana, il sinolo corpo-anima perché la dimensione dell’anima viene ridotta ad una serie di reazioni chimiche.

In genere le POSIZIONI ANTI UMANISTICHE rifiutano il concetto di natura ed essenza umana come dotata di logos e valida universalmente. Quindi, viene il concetto di persona, di natura ed essenza umana. Noi in realtà lo abbiamo anticipato un po’ in Sartre quando dice che l’esistenza precede l’essenza, ma in Sartre si conserva quella dimensione secolarizzata dell’uomo in quanto libero di creare il proprio destino e essere chi vuole. Sartre non si sarebbe mai immaginato come questa frase declinata in modo diverso diventa la chiave di lettura degli anti umanesimi e dei post umanesimo.

Morte dell’uomo” vediamo cosa dice il filosofo francese FOUCAULT:

stranamente l’uomo non è probabilmente altro che una certa lacerazione dell’ordine delle cose, una configurazione comunque tracciata da una disposizione nuova che egli ha recentemente assunto nel sapere. L’uomo è un’invenzione di cui l’archeologia del nostro pensiero mostra agevolmente la data recente e la sua fine è prossima.

Dopo la morte di Dio si presenta la morte dell’uomo, Foucault è un post nietzschiano, uno che ha preso sul serio il meccanismo genealogico di Nietzsche e lo applica alla cultura e all’antropologia. Viene dissolto, dal punto di vista cultura l’uomo. L’uomo è un’invenzione moderna, della modernità ed è destinato a sparire nella post modernità. L’uomo è una costruzione delle scienze e quindi noi lo possiamo ricostruire concettualmente come vogliamo.

Abbiamo, quindi, gli umanesimi personalistici che si secolarizzano e all’interno della secolarizzazione degli umanesimi personalistici inizia il processo di dissoluzione che porta all’anti umanesimo e al post umanesimo.

C’è bisogno di un’alleanza profonda tra materialismo e tecnica e una lettura dogmatica del darwinismo. Il darwinismo non viene visto solo come una teoria scientifica e, dunque, come un’ipotesi di lavoro, ma diventa un dogma sul quale si fonda una visione delle cose. C’è un’alleanza profonda tra materialismo e tecnica.

La posizione fondamentale sostenuta tra i materialistici fisicalistici è che l’essere, il mondo e l’uomo sono dicibili senza residui in termini fisici. Cioè, la vita viene ridotta ad una serie di reazioni inorganiche che la determinano. L’obiettivo di questo genere di biologia è quello di spiegare la vita a partire dal non vivente riducendo sempre di più la distanza tra non vivente e vivente. Ad es quando vanno sullo spazio a cercare la vita, cercano dei microrganismi che sono in grado di vivere in quel contesto limite, ma quei microrganismi si sono formati da una serie di reazioni chimiche inorganiche, ambientali che hanno determinato l’inizio della vita. È chiaro che nell’evoluzionismo, dall’elemento monocellulare si arriva, senza una teleologia, all’uomo. Se l’ipotesi di Darwin la prendo come dogma e la utilizzo dal punto di vista dogmatico, non come ipotesi scientifica, verificabile e opinabile o meno, ma la prendo come sapere forte metafisico, diventa un insieme di proposizioni sulle quali io fondo delle azioni che sono politiche, antropologiche, etc.…

Letto solo con le chiavi riduzionistiche della biologia e della fisica, l’essere umano è compreso come un vivente e composto da materia e meccanismo, per cui si perviene alla completa naturalizzazione dell’antropologia. Infatti, alcuni dicono che l’antropologia deve entrare nel campo delle scienze naturali perché l’uomo non è altro che un grado della materia che si è organizzata. Non c’è niente di spirituale. Quello che noi chiamiamo anima è la mente. Ma la mente è il software dell’hardware. Quindi, come conseguenza abbiamo l’abbattimento della differenza ontologica tra uomo e animale.

La tesi materialistica mentre nega senza residui l’immortalità personale, prefigura inquietanti possibilità di controllo dell’uomo. È chiaro che fisicalizzando l’uomo si aumenta esponenzialmente il potere di controllo su di lui mediante farmaci, impulsi elettrici, agenti chimici, microchips … il soggetto diventa oggetto della tecnica. quindi, per l’ideologia della tecnica l’uomo deve essere riprogettato dalla tecnica, in quanto è mero corpo che non potrebbe evadere dalle strettoie della materia. Non è l’uomo che si progetta grazie alla tecnica, ma l’uomo diventa oggetto della tecnica stessa.

Da una parte abbiamo questa forma di anti- umanesimo per il quale non c’è nessuna differenza tra l’uomo e animale, per cui non c’è nessuna dignità dell’uomo, l’uomo, dice l’anti umanista, è creato dagli animali e a loro deve tutto e non può differenziarsi da loro. Cade la differenza tra individuo e specie, perché negli animali l’individuo rende concreta la specie. Viene mene quella definizione dell’uomo come animale razionale dotato di logos, non c’è nessun logos, il pensiero si riduce ad una serie di meccanismi biologici. Una ricerca cercava di spiegare che già nelle scimmie esistono dei comportamenti di culto dei morti, e quindi anche gli animali, i primati, che secondo una teoria sono simili agli uomini, hanno già in loro il culto della morte, perché la scimmia accarezzava il morto della sua specie.

L’obiettivo degli anti umanisti non è quello di elevare l’uomo all’animale, ma abbassare l’animale all’uomo.

Rachel, che è uno di questi studiosi che sa bene che non si può attaccare direttamente, perché c’è un uso pretestuoso della teoria darwinista, critica la tesi dell’eccezionalità umana, per cui l’uomo avrebbe solo una storia naturale. Altri autori sostengono che tutto l’essere umano è di natura fisica, che non ha un’essenza e che quindi non ha una sua specificità.

Invece ci sono altre forme che sono l’umanesimo secolare, post umano e trans umano.

C’è un documento, di questa associazione che fu fatta ad Amsterdam nel 1952 ed è stata ripresa nel 2002, J. Huxley, fondatore di questa associazione IHEU, il cui equivalente italiano è la “unione degli atei agnostici razionalisti” (UAAR), ebbene, questo post umanesimo dice che io devo essere libero di potenziare l’umano sia dal punto di vista del singolo sia da quello della specie anche modificando il patrimonio genetico individuale.

Un post umano è il discendente di un essere umano che è stato incrementato fino al punto di non essere più un essere umano. I post umani potrebbero essere completamente sintetici, fondati sulle intelligenze artificiale, o potrebbero essere il risultato di una serie di incrementi parziali effettuati su esseri umani biologici o su esseri trans umani che potrebbero persino decidere di sbarazzarsi dei propri corpi e di vivere all’interno di super computer assumendo la forma dell’informazione pura. Qui siamo nell’ambito della fantascienza.

Leggiamo ora:

Annotazioni sulla creazione di embrioni inter specie uomo – animale.

Entro il problema dell’oltre passamento della frontiera di specie tra uomo e animale, si pone il problema della cosiddetta “creazione degli ibridi”. Sul tema è utile ricordare un documento del comitato nazionale per la bioetica emesso nel giugno del 2009, intitolato “Chimera e ibridi”, con un’attenzione particolare sui cibidri. Esso chiede se sia possibile e moralmente lecito superare la barriera di specie e creare essere inter specie, ossia embrioni inter specie uomo- animale, pratica attualmente vietata dalla normativa italiana (ma non sappiamo all’estero). Il documento del 2009 si richiama ad una  amprecendente e fondamentale parere sull’identità e statuto dell’embrione umano approvato il 22 giugno 1996, in cui il CNP afferma che tra i trattamenti moralmente illeciti (tecnicamente possibili) embrioni umani a qualunque stadio del loro sviluppo, unanimemente ritiene di annoverare le azioni si chimere, cioè produzione di ibridi uomo- animale, trasferimenti di embrioni umani in utero animali o viceversa. Nel definire i livelli inter specie, il CNP li riconduce a varie categorie, tra cui le chimere e gli ibridi. L’ibrido, discusso nel documento, è l’embrione misto uomo-animale che si può distinguere in due gruppi:

Gli ibridi che si formerebbero dalla fusione di un gamete umano con un animale, per altro di regola non possibile a causa delle barriere inter specie che di fatti impediscono lo sviluppo successivo a queste fecondazioni crociate; oppure i cibridi o ibridi citoplasmatici che si ottengono per trasferimento nucleare, inserendo il nucleo di una cellula somatica umana, in una cellula uovo animale privata del nucleo. È importante osservare che il cibrido non esiste in natura, non è l’esito di un processo evolutivo, non appartiene al naturalmente divenuto, ma al  tecnologicamente prodotto. Il cibrido è il prodotto di un intervento bio-tecnologico, non l’esito di un processo filo-genetico. Se assumiamo che l’identità del soggetto sia radicata nella sua identità genetica, quest’ultima, nel caso del cibrido, si vede la copresenza di un genoma nucleare e di un genoma mitocondriale che provengono da organismi di specie differenti .

Questo è un aspetto, poi c’è il trans umano. Il trans umano prevede il potenziamento dell’umano attraverso l’uso della ingegneria non solo biogenetica, ma dell’ingegneria informatica. Cioè la fusione tra uomo e sistema robotico. Questo è il trans umanesimo.

Uso della tecnologia per il superamento delle limitazioni biologiche e per la trasformazione della condizione umana.

Questo perché è dato all’individuo la possibilità di fare di sé quello che vuole, quindi una cornice di leggi democratiche, il diritto all’individuo di essere Dio, questo è il senso, questo è quello a cui andiamo incontro.

Il trans umanesimo o oltre umanesimo o post umanesimo prevede il potenziamento dell’umano attraverso l’uso della tecnologia e dell’ingegneria genetica.

Non immaginate gli interessi economici che sono dietro tutto questo e la barriera del controllo (ecco l’aspetto biopolitico) sulla vita aumenta. È come se il confine della nostra libertà rispetto a noi stessi diminuisce sempre di più, perché tutto viene controllato dagli stati, ma gli stati sono solo l’interfaccia dei grandi poteri finanziari multinazionali.

Qui, viene messa in discussione la dimensione spirituale dell’uomo, la dimsione personale e la differenza tra uomo e altre specie, l’unicità dell’uomo, l’uomo diventa oggetto di possili interventi tecnologici, e quindi ingegneristici, che minano la struttura del suo patrimonio genetico. Stravolgono completamente!

L’uomo, secondo l’antropologia di E. Stein non è né angelo né animale, ma tutte e due le cose insieme.