Dalla tecnica allo spirito di tecnicità

La volta scorsa ci siamo lasciati chiedendoci: “Come si fa a passare dalla tecnica allo spirito di tecnicità? Aristotele con la sua fisica era giunto a rappresentarsi il mondo come un insieme di forme costituenti un’armonia perfetta che egli si fermava a contemplare per goderne da spettatore. Cartesio lo ha concepito come una macchina che svolge i suoi effetti nel tempo e che egli intende conoscere non per contemplarla, ma per imparare a farla funzionare e ad utilizzarla. Quella di Aristotele è una fisica da artista, cha fa astrazione dai bisogni cui siamo soggetti per vivere sulla terra e riconduce il mondo a cosa bella da vedere, da contemplare come intelletto puro. Quella di Cartesio è una fisica da ingegnere, che considera il  mondo come una cosa buona da possedere e da utilizzare a vantaggio dell’uomo, Bacone, la Nuova Atlantide. Da una parte c’è una scienza della contemplazione del mondo, dall’altra una scienza del suo sfruttamento. Per Aristotele si tratta di identificarsi col mondo nella conoscenza. Per Cartesio si tratta di distinguersene per affermarsi a parte e al disopra di esso (il processo di pensiero che porta al cogito) allo scopo di conoscere il mondo per servirsene. Quale delle sue attitudini è più conforme allo spirito del cristianesimo? Siamo sicuri che quella di Aristotele è religiosa e quella di Cartesio invece è diretta a fini mondani? Vediamo il rovescio della medaglia;  In Aristotele il fare della fisica una scienza della contemplazione coincide con fare della politica una scienza dello sfruttamento dell’uomo, infatti la liberazione del saggio dalle cure materiali coincide con l’imporre ad altri il compito di soddisfarle. Il saggio che contempla il mondo nell’atteggiamento scientifico si server di altri uomini che lavorino per lui La concezione della scienza per Cartesio presuppone che l’uomo in quanto uomo è al di sopra delle cose. Che egli appartiene ad un ordine diverso da quello delle cose e che no va considerato alla stessa stregua delle cose. La fisica di Cartesio insegna a servirsi del mondo come di un mezzo, perché l’uomo è spirito e il mondo materia che sono due realtà distinte tra loro. La fisica cartesiana e la tecnica che le è congiunta è cristiana per la concezione di fondo che ne ha permesso il sorgere. Dipende, infatti, DA UNA VERITA’ CRISTIANA l’affermazione della trascendenza dell’uomo sul mondo. Inoltre, affermare che in ogni uomo c’è la stessa natura e dignità di essere pensante, implica che non è diritto di nessun altro uomo servirsi degli altri uomini, ciò ci porta agli antipodi di Aristotele. Dunque è proprio l’idea della superiorità dell’uomo rispetto alla natura ad aver creato le condizioni per lo sviluppo della scienza occidentale. Il cogito ergo sum di Cartesio pone l’anima di ogni uomo come superiore alla materia, trascendente le cose, superiore alle cose e perciò padrona di diritto. Tale tesi coincide con quanto affermava Pascal secondo cui il mondo che non pensa è nulla rispetto all’uomo che pensa, e al pensiero del mistico spagnolo del XVI secolo san Juan de la cruz secondo cui un solo pensiero dell’uomo vale l’universo intero. In questo senso la tecnica è sostituzione dello sfruttamento delle cose allo sfruttamento degli uomini. UNA NEGAZIONE RTADICALE DELLA TECNICA NON  POTREBBE CHE ESSERE UNA NEGAZIONE DELLO STESSO CRISTIANESIMO. Ma se le cose stanno così, come è potuto avvenire che successivamente la tecnica abbia assunto tutt’altro significato? Nessuno, oggi, di fronte al mondo tecnicizzato sarebbe portato facilmente a pensare alle sue origini cristiane. Nello spirito della tecnicità l’uomo stesso è stato ridotto a materia del processo tecnologico. Per tecnica Marcel intende qualunque processo o disciplina tendente ad assicurare all’uomo la padronanza su di un oggetto determinato. C’è quindi un parallelismo tra il progresso delle tecniche e il progresso nell’oggettività: un oggetto è tanto più oggetto quanto più serve da materia a tecniche più perfezionate e numerose. La perfettibilità caratteristica della tecnica è perfezionamento continuo nella depersonalizzazione. Inoltre, nella visione tecnica del mondo l’uomo appare come l’unico centro di ordine e di organizzazione in un mondo prodotto – nelle apparenze – dal caso, perciò la visione della tecnica è legata al mito di Prometeo. La depersonalizzazione investe lo stesso soggetto della tecnica che diventa egli steso oggetto del processo tecnico, ne deriva un impoverimento dell’interiorità come correlato della tecnica che coincide con l’immediatezza dell’affettività da un punto dio vista psicologico. Da ciò deriva il congiungimento di tecnica raffinata ed immediato naturalismo, con il superamento della tradizione in nome di un primitivismo immediato, di un quasi nuovo ordine edenico restaurato senza la grazia di Dio, ma a partire dalla tecnica. Ciò risulta naturale visto che la tecnica è, la negazione più completa della coscienza del peccato in quanto questo non è curabile con nessuna tecnica, ma da un’azione soprannaturale che è la Grazia. Religione e tecnica in realtà sono opposte. Infatti, la religione in quanto si distingue dalla magia, nella religione l’uomo si trova di fronte a qualcosa che sfugge alla sua presa, la magia è come la tecnica ti presenta tutto come manipolabile in tuo potere. Significato del termine trascendente: intervallo assoluto ed invalicabile che si apre fra l’anima e l’essere in quanto questo sfugge alla sua presa. Per lo spirito tecnico il mondo è una macchina il cui funzionamento è soggetto ad errori non imputabili a nessuno, perché non c’è nessuno oltre. L’uomo è qualcuno di fronte ad una macchina imperfetta; pronto a trattare se stesso anche come macchina. Da questo punto di vista la vita è l’unico valore, e un’azione è buona solo se favorisce un incremento della vita. Bisogna affermare con forza che UNA COSA è LA TECNICA INSERTIA IN UNA CONCEZIONE CRISTIANA E TEISTICA, UN’ALTRA LA TECNICA IN UNA CONCEZIONE IRRELIGIOSA. La concezione irreligiosa finisce col portare il tecnicismo all’estremo, per ciò che distrugge la nozione di adorazione e il sentimento del peccato. In una concezione teistica la tecnica si unisce all’idea di una distinzione tra una realtà inferiore all’uomo e una realtà che infinitamente l’oltrepassa, perciò, nel grande cristiano Cartesio, la trascendenza dell’uomo rispetto alla natura si trova connessa al processo stesso della meditazione con l’affermazione della realtà e trascendenza di Dio. In una concezione irreligiosa la tecnica porta ad una totale desacralizzazione e ad una totale depersonalizzazione dell’uomo. Esiste dunque un nesso tra l’assolutizzazione del tecnicismo e la società opulenta. Si può dire che non è lo sviluppo della tecnica a determinare la società opulenta, ma viceversa è la società opulenta a determinare l’affermarsi della mentalità pantecnicista nella sua pienezza. LA SOCIETA’ OPULENTA E’ QUELLA SOCIETA’ CHE RIESCE AD ELIMINARE LA MOLLA DIALETTICA DELLA RIVOLUZIONE PORTANDO AL MASSIMO L’ALIENAZIONE. ALIENAZIONE = DISUMANIZZAZIONE DEL RAPPORTO DI ALTERITA’, l’altro diviene alienus, separato. Se ne ricava una società senza senso e senza valore, mancando l’idea normativa della Città di Dio. È l’accumulazione della miseria e non l’alienazione che determina la rivoluzione. C’è un aspetto molto importante che a questo punto diventa necessario trattare: quello delle radici della società opulenta. Abbiamo detto la volta scorsa che la società opulenta è quella società che riesce ad eliminare la molla dialettica della rivoluzione col portare al massimo l’alienazione, dove per alienazione si intende la perdita del rapporto umano.

La società che ne deriva è una società senza senso e senza valore. Inoltre, del marxismo la società opulenta misura ad un tempo la forza e l’impotenza. Forza perché il marxismo costringe la società opulenta a rivelarsi per ciò che è: società borghese svincolata da ogni rapporto con la società cristiana, con la società liberale e con la società signorile. Il carattere borghese si manifesta nell’alienazione portata all’estremo, nell’agonismo e attivismo che ne derivano. Si può dire che la società opulenta accetta tutte le critiche marxiste alle altre società senza per questo divenire marxista, anzi, lo fa proprio negando radicalmente la religione marxista. Debolezza perché il marxismo si e rivelato impotente a rovesciarla. La società opulenta è l’unica nella storia del mondo che non abbia origine da una religione, ma sorga essenzialmente contro una religione, anche se per paradosso questa religione è quella marxista.

In tale società il rifiuto dei valori fa sì che l’unico valore vanga ridotto alla pura efficienza sensibile. Nella società del benessere gli uomini si trovano ridotti alla semplice dimensione economicistica, di meri strumenti di un’attività che non è ordinata ad altro. CONSEGUENZE PSICOLOGICHE: Onde il tedio che assale l’uomo di questa società non appena si lascia alle spalle il suo luogo di lavoro; il sentimento di precipitare nel vuoto, nell’irrazionalità più completa; l’agonismo e l’attivismo che caratterizzano questa società. L’altro si riduce ad un fascio di bisogni che devono essere moltiplicati artificialmente, perché il soggetto possa affermarsi. L’assenza di una comunicazione in valori universali fa sì che il soggetto non possa sentirsi tale che nell’esasperata ricerca individuale del superfluo. Quella opulenta è la società degli uomini vuoti, esseri senza fini, senza la spinta alla salvezza dalla sofferenza materiale, proiettati solo nella ricerca dell’effimero, del tutto qui ed ora.

 

 

  • La teoria dell’alienazione della società opulenta è diversa da quella marxista, volta la prima al recupero della vitalità. Da ciò deriva il curioso fatto che si verifica un’unione tra primitivismo e tecnica. Liberarsi dall’alienazione significa liberarsi da una secolare repressione e inibizione degli istinti. In tale società il rifiuto dei valori fa sì che l’unico valore vanga ridotto alla pura efficienza sensibile. Nella società del benessere gli uomini si trovano ridotti alla semplice dimensione economicistica, di meri strumenti di un’attività che non è ordinata ad altro. CONSEGUENZE PSICOLOGICHE: Onde il tedio che assale l’uomo di questa società non appena si lascia alle spalle il suo luogo di lavoro; il sentimento di precipitare nel vuoto, nell’irrazionalità più completa; l’agonismo e l’attivismo che caratterizzano questa società. L’altro si riduce ad un fascio di bisogni che devono essere moltiplicati artificialmente, perché il soggetto possa affermarsi. L’assenza di una comunicazione in valori universali fa sì che il soggetto non possa sentirsi tale che nell’esasperata ricerca individuale del superfluo. Quella opulenta è la società degli uomini vuoti, esseri senza fini, senza la spinta alla salvezza dalla sofferenza materiale, proiettati solo nella ricerca dell’effimero, del tutto qui ed ora. La teoria dell’alienazione della società opulenta è diversa da quella marxista, volta la prima al recupero della vitalità. Da ciò deriva il curioso fatto che si verifica un’unione tra primitivismo e tecnica. Liberarsi dall’alienazione significa liberarsi da una secolare repressione e inibizione degli istinti. Per la società opulenta non si può parlare di sviluppo della società cristiana o della civiltà liberale, ma di una nuova realtà che utilizza forze o istituti dell’una e dell’altra. Circa la religione il sociologismo dissacra religioni e metafisiche nell’aspetto in cui vengono a far parte dell’esperienza storica. Relativismo integrale, dunque: sociologia intesa come nuova scienza universale dei fatti umani, e filosofia si contrappongono, perché sempre la filosofia è stata caratterizzata dall’idea di verità eterne e assolute. Nella nuova educazione al pensiero relativista non si può parlare di una sociologia accanto alla filosofia, come trattazione di problemi specifici, ma di una sociologia che surroga la filosofia, perché ne assolve completamente la funzione critica. Si ha che la teoria marxista delle ideologie (struttura – sovrastruttura) portata all’estremo, sino a significare che tutte le prospettive di pensiero, la marxista inclusa, non esprimono qualcosa di eterno, ma sono sempre legate a certe situazioni sociali e non si intendono al di fuori delle corrispondenze con esse. Il metodo ideologico veniva usato dal marxismo per mettere in luce come la valutazione del reale pronunciata dai suoi avversari fosse deformata in relazione agli interessi del gruppo di cui fanno parte (falsa coscienza). Questo privilegio del marxismo viene revocato: il marxismo stesso è soggetto a quella stesa critica ideologica. Attraverso questa estensione si passa dalla teoria dell’ideologia alla sociologia della conoscenza. Ci si chiede ora: è vero che il sociologismo rappresenta l’estensione del motivo critico del marxismo, una specie di teoria della relatività generale al posto della relatività ristretta? Oppure esso risulta, come conseguenza ultima, dall’accentazione di una particolare critica del marxismo, Marx da filosofo sussumeva la sociologia alla filosofia, e il filosofo diventava il rivoluzionario, il partito al posto del sistema filosofico; Da ciò deriva che il marxismo conserva delle proposizi90oni metafisiche al suo interno assunte come verità eterne sotto forma di giudizi teoretici e giudizi di valore, che sono pensati come universali e, perciò, validi per l’uomo in ogni tempo. ESEMPI: 1) l’idea dell’uomo sociale, intesa come negazione dell’idea platonico – cristiana della partecipazione, l’affermazione cioè che l’uomo non ha una interiorità rientrando nella quale trovi la verità, ma pensa solo in quanto è in rapporto con gli altri esseri umani; 2) critica della categoria dell’interiorità che in quanto coincide con la categoria del privato, è il fondamento della stessa critica della proprietà privata; 3) l’idea della dialettica come unità del reale e del razionale;4) quella della possibilità della realizzazione storica di una comunità umana autentica, caratterizzata dall’abolizione delle classi sociali e dello sfruttamento; 5) quella dell’unità di teoria e prassi, per cui dalla critica della filosofia speculativa e dalla riduzione dell’idea a strumento di produzione, deriva che filosofia si esprimerà non più come sistema ma come realizzazione della totalità; 6) Quella di una visione della storia secondo cui la società borghese è stata un miglioramento rispetto a quella feudale, cosi come quella socialista sarà un passo avanti rispetto a quella borghese. Proprio dalla concezione della filosofia come discorso concettuale autonomo deriva la critica mossa la marxismo di essere un’ideologia nel senso di semplice strumento di azione. Benedetto Croce criticando il marxismo nota come già nelle glosse a Feuerbach del 1845 Marx evidenziava il suo interesse a sostituire la politica alla filosofia. Ora si tratta di chiedersi se il sociologismo non sia esattamente l’epilogo NECESSARIO di questa critica del marxismo che lo riduce ad ideologia. E ciò perché essendo il marxismo comunque una filosofia, la critica al marxismo, dal versante relativista, comporta anche l’abbassamento di tutta la filosofia a ideologia. E’ stata la critica di Gramsci a Croce ad introdurre in Italia la mentalità sociologistica. Infatti, per Gramsci la storicità della filosofia si risolve nella sua praticità e politicità. Egli si inserisce nella polemica Croce – Gentile. In questa polemica Croce affermando che lo storicismo di Croce sarebbe diventato autentico – ovvero libero da ogni trascendenza .- solo ritornando allo storicismo marxista. Per trovare il genuino Marx Gramsci ritiene che bisogni criticare l’aspetto speculativo del pensiero di Croce. Gramsci, dunque, unendo la critica di Croce a quella sua critica il marxismo stesso nella sua dimensione teologica, giungendo così al sociologismo. Ne deriva un nuovo illuminismo inteso come totale liberazione dal romanticismo. Oggi la situazione è opposta a quella cui era giunto Croce quando affermava che il marxismo non lo si poteva superare perché non c’era in esso nessuna verità da superare: oggi è croce ad essere stato abbandonato in Italia dallo stesso pensiero laico. Per Marx la filosofia deve divenir mondo attraverso la prassi rivoluzionaria, contrapposto all’hegeliano divenir filosofia del mondo. Questo neo illuminismo che viene dalla dissoluzione del marxismo è diventato relativismo integrale esaltazione di una ragione debole che media continuamente tra le varie istanze cercando un accordo debole e revocabile, in cui non esistono più principi veri e assoluti. Va da sé che né il marxismo né il relativismo integrale eil nichilismo compiuto che ne discende sono conciliabili con il cristianesimo. Von Balthasar definì appunto il marxismo un messianismo senza Messia.