LA FENOMENOLOGIA

La fenomenologia è una filosofia moderna, il che significa che risente pienamente di quella che è stata la “rivoluzione copernicana” operata da Kant in filosofia. Con ciò si intende dire che il rapporto tra soggetto che conosce e oggetto conosciuto viene ribaltato; non è più il soggetto conoscente, infatti, a doversi adeguare all’oggetto conosciuto (come avveniva, per esempio, in tutta la gnoseologia classica e che trova nella formula tommasiana dell’adaequatio intellectus ad rem la sua formula più chiara), ma è l’oggetto che deve adeguarsi alle forme a-priori del soggetto conoscente. Insomma, detto per inciso, qui vengono attribuite da Kant all’intelletto umano le stesse facoltà che Tommaso attribuiva all’intelletto divino quando parlava della verità dell’ente in quanto trascendentale.  Tommaso, infatti diceva vero l’ente in quanto si adeguava all’intelletto divino, la verità dell’ente era adaequatio rei ad intellectum Dei. Però Husserl è importantissimo perché nel momento in cui c’è da una parte il grande sviluppo delle scienze dello spirito, a d es. in Germania nasce la psicologia scientifica, nella seconda metà dell’800 e c’è anche un grande dibattito intorno ai fondamenti di queste discipline: sociologia, psicologia, pedagogia… Dall’altra parte, nell’ambiente culturale europeo, nella seconda metà dell’800, il periodo della belle époque , c’è il positivismo che incide anche nell’ambito della fondazione della psicologia. Da un certo punto di vista, la Filosofia è un po’ in crisi. L’idea di Husserl viene dai suoi studi matematici. L’idea di Husserl è quella di concepire la filosofia come una scienza rigorosa e questo significa concepirla come episteme e cioè sapere stabile, certo. Per Platone infatti episteme è contrapposto alla doxa, opinione; mentre l’episteme è la scienza, cioè conoscenza degli immutabili, delle idee, di ciò che non è soggetto al divenire, la doxa è il discorso opinabile, parziale, variabile, incerto, non vero, ma verosimile.

Episteme significa scienza e qui, scienza non significa scienza matematica, fisica, scienza della natura perché non significa questo perché la scienza dalla fine dell’800 abdica quella assolutezza delle  scienze e l’impatto epistemologico sulla natura delle scienze e fa emergere il carattere ipotetico della natura scientifica. La fisica non dice come stanno che cose, questo deve farlo la metafisica e se la metafisica non lo può fare, non deve farlo nessuno. Le scienze come la fisica, chimica elaborano modelli ipotetici che valgono finché spiegano determinati fatti, quando vengono falsificate le teorie non valgono più. Le teorie sono modelli interpretativi, ipotetici, cioè la teoria della relatività di Einstein tanto vale in quanto spiega in maniera semplice una serie di fatti, se ci sono dei fatti che falsificano questa teoria, la teoria di Einstein si getta.  Questo perché le teorie scientifiche non sono episteme, un sapere rigoroso.

Husserl, invece, concepisce questo progetto di elaborazione della filosofia come scienza rigorosa, come episteme, in senso quasi aristotelico. Se la metafisica di Aristotele era una PROTO-FILOSOFIA, cioè una filosofia prima, che veniva prima di tutte le scienze ed era il fondamento delle altre scienze.

Quindi, l’idea di Husserl è di elaborare una scienza rigorosa, una scienza prima intesa quasi come la metafisica di Aristotele. Però, la fenomenologia di Husserl, vuole essere una proto-filosofia in quanto scienza dei fenomeni.

Che cosa vuol dire FENOMENO?

Fenomenologia trascendentale, nome che Husserl dà a questa sua scienza.

Non è la prima volta che noi incontriamo il termine “fenomenologia”, era stato usato da Hegel. Ma il significato che Husserl dà alla fenomenologia è diverso da quello che da Hegel.

Ma Husserl cosa intende con questo termine?

Dal greco       FAINOMENON= portare alla luce, rendersi manifesto, presente; quindi tutto ciò che si manifesta possiamo dire che è fenomeno.

Ad esempio, io ho visto entrare la signora, ho percepito la presenza della signore, la signora percepita è un fenomeno che si dà alla percezione. Oppure io chiudo gli occhi, apro il quaderno davanti a me, il  quaderno mi si dà alla mia percezione è un fenomeno. In questo silenzio, odo delle voci a questo voci  attribuisco delle figure umane, anche  questo è un fenomeno. Oppure, ricordo quello che ho mangiato, ricordo qualcosa che ho mangiato. Quindi, tanto la percezione del quaderno, qui e ora,; quanto la signora che è entrata, quanto il suono udito di voci, quanto il ricordo sono fenomeni. Ma è fenomeno anche un’operazione matematica che è un ‘evidenza razionale. L’evidenza è il farsi vedere, l’apparire, il darsi. Quindi non abbiamo presenti nella percezione delle cose presenti che ricordano altre cose, nel calcolo altre cose.

Quindi la parola fenomeno  può avere anche un ulteriore significato e cioè io esco fuori, mi dirigo verso la segreteria, penso che c’è Giusy, ho un abbaglio, anziché Giusy, è un’altra persona, ho  avuto una svista; anche quello è fenomeno, ho scambiato una persona per un’altra.

Il termine fenomeno si applica a tutta una serie di vissuti che possono essere di percezione, ricordo, calcolo, fantasticheria. Il darsi soggettivo è un aspetto del fenomeno, perché accanto all’aspetto soggettivo, c’è l’aspetto oggettivo che è quello che interessa poi al fenomenologo.

Però c’è un significato fenomenologico del termine fenomeno, in ognuno di questi esempi c’è un duplice aspetto: il PERCEPITO e il PERCEPIRE (nel fenomeno della percezione)

Il quaderno mi si è dato in atto percettivo, lo stesso quaderno mi si dà non più con un atto di percezione, ma con un atto di memoria: io ricordo il quaderno (ricordare/ricordato).

Con questo arriviamo al:

            DATITÀ: modo in cui si dà un determinato dato;

            DATO: cosa che mi si dà.

Ora qui abbiamo sempre lo stesso dato, il quaderno, che mi viene dato in due modi diversi:

1) nell’atto del ricordare

2)nell’atto del percepire.

Il quaderno non mi si dà se non in un atto vissuto (sognato, percepito, fantasticato) però in tutti questi atti mi si dà il quaderno, perché sono atti per mezzo dei quali io colgo il dato quaderno. Dal punto di vista fenomenologico, il fenomeno è come un magnete che ha due poli che non possono essere separati, quel dato oggettivo, strutturale del fenomeno che è il dato e il modo in cui si dà alla coscienza che è il vissuto soggettivo. Ad esempio, tutti quanti abbiamo dei vissuti soggettivi diversi dello stesso dato: se io faccio una operazione alla lavagna, tutti abbiamo dei vissuti diversi, ognuno ha il suo vissuto di quell’evidenza razionale che si dà 2+2=4. Nello scrivere 2+2=4, noi qua siamo venti, abbiamo 20 datità diverse ma dello stesso dato, perché 2+2=4. Non solo, ma se io scrivo 2+2=4 è un’evidenza razionale, ma io posso pure tornare più tardi, dopo un caffè, mi si dà sempre lo stesso dato, ma in un vissuti diverso in un'altra datità. Quindi, nel fenomeno c’è il dato e la datità, questo è il fenomeno. Quel dato che è un dato essenziale che Husserl chiamerà EIDOS= EIDETICO cioè legato all’essenza, essenziale; non può darsi in una datità.

Tutto quello che noi percepiamo, sogniamo, cantiamo, ricordiamo… si dà in un vissuto che  è soggettivo, ma in quel vissuto soggettivo mi si dà un dato che non è affatto soggettivo, cioè che non dipende da me. Perché se dico: “dammi il la che devo accordare uno strumento”, quello mi dà il la: che cosa significa questo? Che in ogni fenomeno c’è un dato e una datità.

Il DATO è il contenuto essenziale, invariabile che  determina l’essenza di quel fenomeno.

DATITÀ è il modo in cui esso si dà.

Tra Husserl e Kant ci sono similitudini e differenze: Husserl, a differenza di Kant, mette insieme un po’ di Cartesio e Hume, cosa che Kant fa molto meno.

È possibile distinguere questo duplice aspetto, da una parte il contenuto essenziale (il dato) e dall’altra la datità.

Dal punto di vista fenomenologico, il fenomeno è sempre una relazione tra il dato e la datità. Questa relazione si chiama INTENZIONALITÀ.

Si definisce intenzionalità la correlazione tra il dato e la datità, tra il contenuto essenziale e il vissuto soggettivo.

Questo termine, Husserl lo prende dal suo maestro FRANZ BRENTANO che a sua volta lo ha preso dalla Scolastica medievale. Nel pensiero medievale l’intenzio significava il rapporto tra la mente e l’oggetto della mente. Rapporto significa “muoversi verso”. Pensare è, dunque, muoversi!

I fenomeni studiati dalla fenomenologi sono fenomeni intenzionali, cioè sono fenomeni della coscienza, ma la coscienza è sempre coscienza di qualcosa, non esiste una coscienza vuota, la coscienza ha sempre un contenuto, proprio perché la coscienza è un tendere verso: della mente verso il suo oggetto (direbbe la Scolastica).

I fenomeni studiati dalla fenomenologia sono fenomeni intenzionali, cioè sono i vissuti della coscienza intenzionali, perché è un mio vissuto percepire che 2+2=4, oppure  percepire questo quaderno. Oppure è un vissuto mio il ricordo perché sono io che ricordo, se il ricordo è mio, io vivo questo ricordo, è un mio vissuto, come è un mio vissuto il pensare, ma anche il pregare.

Il fenomeno, nel senso fenomenologico, è il quaderno percepito nell’atto di essere percepito stesso.

IL METODO DELLA FENOMENOLOGIA

Il metodo fenomenologico usato da E. Stein ha qualche piccola variazione rispetto a quello utilizzato da Husserl.

Qual è la convinzione che io ho nell’atteggiamento naturale, dice Husserl? Che il mondo non nel suo essere, ma nel suo significato è indipendente dalla coscienza. Questo significa che io sono convinto che il senso, il significato delle cose sta nelle cose stesse, cioè il mondo è esattamente come è indipendentemente da come la coscienza lo vede. Significa dire che Husserl sta cercando un modo per elaborare una scienza dell’opinione, cioè un paradosso, una EPISTEME DELLA DOXA, vuole elaborare un sapere incontrovertibile, come ci arriva?

EPOCHÈ

RIDUZIONE FENOMENOLOGICA

RIDUZIONE EIDETICA

RIDUZIONE TRASCENDENTALE

FENOMENOLOGIA GENETICA…

Fino all’EMPATIA (EINFHÜLUNG)

Dunque, quello che interessa alla fenomenologia è l’apparente nel suo apparire, non solo l’apparente (fenomeno), ma il fenomeno nella sua fenomenicità (cioè l’apparente nel suo apparire).

Come si fa ad uscire dall’atteggiamento naturale? Perché nell’atteggiamento naturale, che noi abbiamo quotidianamente, pensiamo che il significato delle cose sta nelle cose stesse. Dice Husserl, per  passare dall’atteggiamento naturale all’atteggiamento fenomenologico, bisogna fare un atto che è l’EPOCHÈ, termine utilizzato dallo scetticismo antico che sta a significare “sospensione del giudizio”. Se nell’atteggiamento naturale, io sono certo e convinto che il mondo nella sua struttura essenziale, significatività è indipendente dalla coscienza, con l’epochè emerge invece che  il significato del mondo non è indipendente dalla coscienza. Con questo vogliamo dire che l’epochè riduce il mondo a fenomeno, in questo momento il mio atteggiamento naturale è che non sono pazzo e sono  certo che non sto parlando a degli ologrammi o fantasmi partoriti dalla mia mente, ma sono persone in carne ed ossa. Questo è l’atteggiamento naturale! E sono sicuro che la sedia mi mantiene. Ora per far emergere l’atteggiamento fenomenologico che sta dietro la costruzione che noi vediamo del nostro mondo, che è una costruzione intersoggettiva, Husserl dice che bisogna applicare una epochè, cioè sospendere il giudizio. Io sospendo il giudizio sulla realtà o meno della vostra esistenza, dietro il vostro apparire a me di voi nella coscienza, perché voi siete al di fuori della mia coscienza, ma il vostro fenomeno sta sull’orizzonte della mia coscienza, perché è il percepito del fatto che io sto percependo. Il percepirvi è un mio vissuto, e io sto percependo voi, quindi, voi, in questo momento, dal punto di vista fenomenologico, siete il percepito del mio percepire. Lasciamo perdere se ci siete o meno, nell’atteggiamento fenomenologico, mi interessano gli atti per mezzo dei quali io sono fondatamente convinto che non mi trovo di fronte a robot, ma a degli uomini, che non mi trovo di fronte a delle statue di cera; ma dal punto di vista fenomenologico, mi interessano gli atti attraverso cui la mia coscienza percepisce.

Il significato del mondo indipendente dalla coscienza significa che voi, in quanto esseri umani siete cosi come siete, indipendentemente da quegli atti, per mezzo dei quali, la coscienza mia vi coglie così. Ma non è vero perché per me voi siete studenti del corso di filosofia teoretica III, quindi dal punto di vista del mio vissuto anche percettivo, mi si danno degli studenti. Ma voi non siete solo studenti, ma siete marito, moglie, fidanzata, chierichetto, lettori… quali sono gli atti per mezzo dei quali questo si costruisce come vissuto, questo fa la fenomenologia e sembra una sciocchezza, ma non dobbiamo arrivare, poi, alla stratificazione dell’io e alla stratificazione del mondo come mondo culturale. In fondo se io parto semplicemente da questo paio di occhiali e li osservo, questo rimanda a chi li ha fatti e chi li ha fatti ha una certa cultura, un certo modo di pensare, un certo modo di essere, questo rimanda ad un’altra cosa, un’altra cosa e così via… l’insieme di tutto questo si chiama MONDO. Ma adesso questo non ci interessa! La fenomenologia vuole essere la scienza dei fenomeni del mondo in un continuo processo di analisi che non finisce mai. Noi dobbiamo vedere:

  1. Che cosa è un fenomeno?
  2. Come si dà il fenomeno?
  3. E cosa si dà del fenomeno?

L’epochè mi permette di uscire da quel frainteso, secondo il quale il mondo se ne sta per fatti suoi. Se fino a Husserl valeva la relazione soggetto-oggetto, per cui il soggetto è una cosa e l’oggetto un’altra, oppure l’oggetto è completamente indipendente dalla coscienza. Qui, invece, si crea una relazione tra IO e il MONDO.

L’EPOCHE quindi è la sospensione di giudizio intorno alla realtà o meno del mondo.

Questo fa sì che il mondo è ridotto a fenomeno per la coscienza. Perché a me non interessa più se voi (mondo) esistete veramente, se io applico l’epochè mi rimane la percezione di voi che state lì cercando di capire il prof che sta dicendo. Questo è il vissuto che rimane a me dopo l’epochè della vostra realtà. Questo deve essere descritto per cogliere l’essenza che mi si dà in questo fenomeno.

Quali sono gli atti della mia coscienza attraverso cui io colgo il vostro vissuto di gioia, tristezza e so che è il vostro e non il mio? Quali sono quegli atti che costituiscono la comunità in quanto comunità e la differiscono dalla massa o dalla società? La fenomenologia permette di fare questo tipo di studio.

 

L’epochè che è la prima riduzione detta anche RIDUZIONE FENOMENOLOGICA, riduce il mondo a fenomeno della coscienza. L’oggetto è trascendente alla coscienza, qualunque oggetto va al di là, m non è indipendente dalla coscienza, cioè ci sono degli atti nel percepire che costituiscono le percezioni, in quanto percezioni (ad es del pennarello) e costituiscono il pennarello come fenomeno. Ora non mi interessa se questo pennarello esiste veramente o no (è una mia immaginazione), io ho sospeso il giudizio e il pennarello mi si da come fenomeno.

 

Nel 1891, Husserl pubblica un libro intitolato Filosofia dell’aritmetica, in questo testo Husserl si pone la domanda: “che rapporto c’è tra il vissuto di un numero e l’essenza del numero stesso?”. Successivamente nel 1901, pubblica la sua opera fondamentale Le ricerche logiche. Nel primo volume delle Ricerche Logiche, pubblicato nel 1900, Husserl affronta la questione dello PSICOLOGISMO, cioè del positivismo psicologico. In principi della logica vengono dalla psicologia? O posso pensare in un certo modo perché esistono questi principi della logica che sono fondamentali? E come è possibile che i principi della logica che sono fondamentali, universali e necessari, sono da sempre, vengono pensati da me allo stesso modo in cui venivano pensati da Pitagora o da Euclide? Quali sono quei dati soggettivi all’interno dei quali si danno dei vissuti, universali e necessari che sono i principi della logica? Perché le leggi della logica non me le posso ricavare dalla psicologia, ma posso pensare in un certo modo perché esistono quei principi, quali il principio di non contraddizione che non è un principio che si ricava in maniera esperienziale, è un principio che ha fondamento.

Su questa scia, Husserl approda alla fenomenologia che nel 1900 si chiamava ancora PSICOLOGIA DESCRITTIVA che non ha niente a che fare con la psicologia.

Perché?

La mia mente è una parte del mondo (naturale) e la psicologia è una scienza che studia la psiche come parte del mondo, mentre la fisica studia i movimento dei corpi del mondo e la chimica le reazioni atomiche e molecolari. La fenomenologia è un’altra cosa.  Se io applico l’epochè, il mondo è fenomeno per la coscienza. Ma la coscienza per la quale il mondo è ridotto a fenomeno, non  è un parte del mondo, è lo spettatore!

La fenomenologia, quindi, non può partire dal risultato delle altre scienze, perché l’atteggiamento fenomenologico che non ha niente a che fare con la morale o con l’atteggiamento dello scienziato che è convinto che la realtà è.

La fenomenologia studia le essenze dei fenomeni, la questione dell’essere rimane dietro come sfondo; ecco perché Heidegger e Stein proporranno la questione dell’essere. Senza Husserl, Heidegger non avrebbe mai potute pensare la sua opera “Essere e Tempo”, non aveva gli strumenti per farlo; è il discepolo eretico per eccellenza.

La fenomenologia fa emergere la relazione IO-MONDO. Ma questo IO non è l’io psicologico, l’IO FENOMENOLOGICO è lo spettatore disinteressato per il quale il mondo si dà come fenomeno. L’atteggiamento fenomenologico fa emergere uno spettatore disinteressato che non è l’io psicologico che è una parte del mondo.

Con l’epochè mi interessa la percezione che è un vissuto intenzionale perché io percepisco un percepito, oppure ricordo un ricordato, penso un pensato… tutti questi sono vissuti intenzionali (DATO-DATITÀ) cioè un tendere della coscienza verso il fenomeno percepito. Questa è la riduzione fenomenologica.

La successiva riduzione è la RIDUZIONE EIDETICA per la quale io studio i vari tipi di vissuti intenzionali: percepire, ricordare, pensare, sognare…

Husserl dice che il vissuto intenzionale ha una duplice realtà, una è detta NOESI (L’ATTO DEL PERCEPIRE), l’altra è detta NOEMA (PERCEPITO). Tutti e due sono a priori, quello che resta a noi, è quello che Husserl chiama il DATO ILETICO cioè il dato materiale. Nel costituire l’oggetto io utilizzo il percepito e il percepire, ad esempio se sto percependo un albero, il percepire è l’atto per mezzo del quale io colgo l’albero, io posso pure ricordarlo (noesi), l’albero è il NOEMA (percepito).

Mentre per Kant il noema era la materia data, mentre la forma è messa da noi etc… qui, per Husserl, il noema è a priori!

La riduzione eidetica studia i vari tipi di vissuti intenzionali.

RIDUZIONE TRASCENDENTALE  che fa emergere l’IO PURO che è l’io fenomenologico al quale il mondo si dà come fenomeno. Il mondo si dà all’io puro come fenomeno.

Queste sono le riduzioni fenomenologiche: ad es. io percepisco il colore, come si fa a fare un’indagine fenomenologica, attraverso un esperimento mentale:

se io percepisco il colore comincio a togliere dall’atto della percezione del colore alcune cose. Per es. percepisco questo tavolo di colore blu scuro, se io tolgo la superfice non percepisco più il colore, quindi la superfice è un dato essenziale dell’atto del percepire il colore e cioè non mi si dà il colore in un atto percettivo, memoria… senza l’elemento della superfice. Allora la superfice è un elemento essenziale dell’atto di percepire il colore. Io ho fatto un’analisi fenomenologica dell’atto del percepire il colore nell’essenza colore che mi si dà. Io, però, il colore non lo colgo se non in un vissuto soggettivo, ma in un vissuto oggettivo io colgo un EIDOS un elemento essenziale. Questo è l’orizzonte a cui mira la fenomenologia, la pura descrizione delle essenze dei vissuti. La descrizione delle essenze dei vissuti, data la loro trascendenza rispetto all’elemento psicologico, non sono soggettivi dal punto di vista psicologico, ma sono elementi essenziali. Da questo punto di vista la fenomenologia è una filosofia prima e da questo punto di vista fa saltare i limiti Kantiani, perché posso fare una descrizione fenomenologica di qualcosa che io non ho un’esperienza psico-fisica. La fenomenologia si può applicare allo studio della mistica, alla natura dei vissuti costitutivi del diritto, dappertutto perché tutto è mondo che si dà.

Non entriamo nel dato oggettivo (questo la mistica lo ha per fede), ma dal punto di vista fenomenologico, io quei fenomeni li posso descrivere, perché mi si danno in dei vissuti, anche se non sono vissuti originari, perché io non ho avuto nessuna esperienza mistica, ma sono vissuti di Teresa d’Avila, io lo posso fare, indipendentemente dal fatto che io creda o meno!

Quello che interessa alla fenomenologia è la pura descrizione di questi fenomeni che si danno in vissuti intenzionali.

Quali sono i caratteri della fenomenologia in quanto scienza?

- È una scienza TEORETICA, CONTEMPLATIVA, non riguarda i saper fare, ma io descrivo l’essenza del fenomeno.

- È una scienza INTUITUIVA perché raccoglie essenze che si danno alla ragione.

È una scienza NON OGGETTIVA perché è diversa dalle altre scienze che sono scienze della realtà, prescinde da ogni fatto della realtà, si rivolge all’essenza.

La fenomenologia è una episteme che prevede una costitutività inter soggettiva, il mondo è un mondo comune, ricco di diversi significati:

la FENOMENOLOGIA GENETICA studia la stratificazione della coscienza, quindi è una scienza non oggettiva in questo senso, non è come la psicologia, fisica che danno per certa l’esistenza dell’oggetto, altrimenti non potrebbero essere scienza. Per definizione la scienza è una scienza di realtà, qui la fenomenologia no, perché alla fenomenologia non interessa la datità, pur essendo fondamentale, perché non c’è dato senza datità, ma interessa la descrizione eidetica.

- È scienza delle origini e dei principi primi perché la coscienza contiene il senso di tutti i modi possibili in cui le cose possono essere date o costituite. È una PROTOLOGIA, cioè una scienza prima proprio in  questo vissuto estremamente soggettivo si danno elementi essenziali che  sono frutto anche di stratificazioni di vissuti, cioè di vissuti di altri che sono diventati vissuti miei, perché noi viviamo in un mondo comune che a volte ha già dei significati già dati…

- È una scienza della soggettività, perché l’analisi della coscienza mette in campo l’io fenomenologico emerso nella riduzione trascendentale, io che io sono di fatto per il quale il mondo è fenomeno. Il vissuto intenzionale è il tendere di me verso l’oggetto, ma è un tendere significante verso qualcosa che è al di là della coscienza, ma nel tendere verso qualcosa io lo significo con una serie di vissuti e da questo punto di vista, pur essendo una scienza soggettiva, ma è una scienza IMPERSONALE, perché nella datità trova il dato, altrimenti non ci sarebbe scienza. Per Husserl la scienza è una comunità di fenomenologi in grado di verificare dal punto di vista fenomenologico i risultati delle ricerche fenomenologiche. Husserl immagina una  comunità scientifica, cioè una comunità di scienziati all’interno della quale valgono una serie di protocolli, per cui, indagini fatte in Bangladesh sono accolte dalla comunità scientifica se rispondono a quei protocolli.

La fenomenologia è un metodo descrittivo dell’essenza dei fenomeni che conduce gli stessi risultati: ad esempio facciamo una descrizione fenomenologica del suono: lui non la può fare se non con i suoi vissuti (percezione, memoria…), ma descrive dati essenziali che sono gli stessi che io riscontro con i miei vissuti, che però sono altri vissuti che non  sono i suoi vissuti, eppure non possiamo parlare del do centrale del pianoforte, se non in un vissuto soggettivo, il dato essenziale invece no.

Tutto questo emerge grazie a quest’atto che è l’epochè che ha  una differenza profonda con l’epochè degli scettici. Questi sono stati i primi a introdurre questo termine in filosofia. Gli scettici dicevano che intorno  ad ogni cosa possiamo affermare A che è il contrari di A, quindi  quella verità non si può conoscere, sospendiamo il giudizio e interessiamoci di altre cose.

L’epochè fenomenologica dice di sospendere il giudizio intorno alla realtà o meno del mondo, ma è un’epochè metodica che riguarda il ridurre il mondo a fenomeno.

La fenomenologia mira ad essere la scienza delle essenze che si danno dei vissuti intenzionali, qualunque di questi vissuti, senza porre la questione dell’esistenza o meno. Ecco perché Binswanger applica il metodo fenomenologico alle patologie della psiche in psichiatria, perché non gli interessa che il pazzo abbia un oggetto reale della sua percezione distorta del mondo, ma gli interessano gli atti per mezzo dei quali il pazzo si crea quel mondo e su quelli interviene. Con Binswanger la fenomenologia è applicata anche nell’ambito della psichiatria, un metodo per mezzo del quale si studiano i vissuti intenzionali della coscienza.

Alla Stein interra il metodo fenomenologico per la descrizione del vissuto, struttura della persona umana, il dato è la struttura della persona  umana che si dà in un’analisi fenomenologica descrittiva, di un corso all’università che lei ha fatto di quella che è la struttura della persona umana e questo porterà, poi, a confrontarsi con Tommaso d’Aquino. Allora dovremo aggiungere alcune cose del pensiero di Tommaso d’Aquino.