Breve nota sugli

Aspetti essenziali della

società opulenta in Augusto Del Noce

 

In questo tipo di società il rifiuto dei valori fa sì che l’unico valore vanga ridotto alla pura efficienza sensibile. Nella società del benessere gli uomini si trovano ridotti alla semplice dimensione economicistica, di meri strumenti di un’attività che non è ordinata ad altro. Quali possono essere le conseguenze psicologiche e antropologiche di questo tipo di società, che si avvia a diventare planetaria? In primis, la noia di leopardiana memoria, il tedio che assale l’uomo di questa società non appena si lascia alle spalle il suo luogo di lavoro; il sentimento di precipitare nel vuoto, nell’irrazionalità più completa; l’agonismo e l’attivismo che caratterizzano questa società. L’altro, poi, si riduce ad un fascio di bisogni che devono essere moltiplicati artificialmente, perché il soggetto possa affermarsi.

L’assenza di una comunicazione in valori universali fa sì che il soggetto non possa sentirsi tale che nell’esasperata ricerca individuale del superfluo. Quella opulenta è la società degli uomini vuoti, esseri senza fini, senza la spinta alla salvezza dalla sofferenza materiale, proiettati solo nella ricerca dell’effimero, del tutto qui ed ora. La teoria dell’alienazione della società opulenta è diversa da quella marxista, volta la prima al recupero della vitalità. Da ciò deriva il curioso fatto che si verifica un’unione tra primitivismo e tecnica. Liberarsi dall’alienazione significa liberarsi da una secolare repressione e inibizione degli istinti. Altro aspetto caratteristico della società opulenta è il Rifiuto della Tradizione; l’efficienza sensibile viene, infatti, sentita come l’unico valore, ecco lo spirito di tecnicità, spirito di tecnicità che è in netta antitesi alla morale cristiana. Essa è l’idea di una morale SENZA PECCATO, essendo il peccato all’origine di tutti gli atteggiamenti antivitali, delle repressioni socialmente antivitali.

Possiamo affermare che l’irreligione attuale del mondo occidentale non sia che il riflesso del fatto che questo mondo subisce, nell’opposizione che le è costitutiva, il marxismo, in ragione di un mancato oltrepassamento?

A questo punto diventa necessario ritornare alla definizione filosofica di ateismo facendo riferimento a quello che Del Noce chiama il sociologismo contemporaneo.

 

 

SOCIOLOGISMO CONTEMPORANEO

 

Con questo termine Del Noce intende il relativismo integrale che si fonda sul pensiero debole. Esso deriva dall’applicazione della critica marxista delle ideologie allo stesso marxismo che diventa un’ideologia tra le altre. Il sociologismo - che non è la sociologia come scienza sociale – si presenta come l’unica posizione veramente postmarxista allo steso modo che la società opulenta si presenta come l’unica posizione postcomunista. Entrambi hanno lo stesso rapporto con la tradizione: per il sociologismo nei riguardi della metafisica tradizionale, e dell’immanentismo idealistico, nonché del marxismo e dell’irrazionalismo. Per la società opulenta non si può parlare di sviluppo della società cristiana o della civiltà liberale, ma di una nuova realtà che utilizza forze o istituti dell’una e dell’altra. Circa poi la religione, il sociologismo dissacra religioni e metafisiche nell’aspetto in cui vengono a far parte dell’esperienza storica.

Relativismo integrale, dunque: sociologia intesa come nuova scienza universale dei fatti umani, e filosofia si contrappongono, perché sempre la filosofia è stata caratterizzata dall’idea di verità eterne e assolute. Nella nuova educazione al pensiero relativista non si può parlare di di una sociologia accanto alla filosofia, come trattazione di problemi specifici, ma di una sociologia che surroga la filosofia, perché ne assolve completamente la funzione critica. Si ha che la teoria marxista delle ideologie (struttura – sovrastruttura) portata all’estremo, sino a significare che tutte le prospettive di pensiero, la marxista inclusa, non esprimono qualcosa di eterno, ma sono sempre legate a certe situazioni sociali e non si intendono al di fuori delle corrispondenze con esse. Il metodo ideologico veniva usato dal marxismo per mettere in luce come la valutazione del reale pronunciata dai suoi avversari fosse deformata in relazione agli interessi del gruppo di cui fanno parte (falsa coscienza). Questo privilegio del marxismo viene revocato: il marxismo stesso è soggetto a quella stesa critica ideologica. Attraverso questa estensione si passa dalla teoria dell’ideologia alla sociologia della conoscenza. Ci si chiede ora: è vero che il sociologismo rappresenta l’estensione del motivo critico del marxismo, una specie di teoria della relatività generale al posto della relatività ristretta? Oppure esso risulta, come conseguenza ultima, dall’accentazione di una particolare critica del marxismo. Marx da filosofo sussumeva la sociologia alla filosofia, e il filosofo diventava il rivoluzionario, il partito al posto del sistema filosofico. Da ciò deriva che il marxismo conserva delle proposizi90oni metafisiche al suo interno assunte come verità eterne sotto forma di giudizi teoretici e giudizi di valore, che sono pensati come universali e, perciò, validi per l’uomo in ogni tempo.

ESEMPI:

  • 1) l’idea dell’uomo sociale, intesa come negazione dell’idea platonico – cristiana della partecipazione, l’affermazione cioè che l’uomo non ha una interiorità rientrando nella quale trovi la verità, ma pensa solo in quanto è in rapporto con gli altri esseri umani;
  • 2) critica della categoria dell’interiorità che in quanto coincide con la categoria del privato, è il fondamento della stessa critica della proprietà privata;
  • 3) l’idea della dialettica come unità del reale e del razionale;
  • 4) Quella della possibilità della realizzazione storica di una comunità umana autentica, caratterizzata dall’abolizione delle classi sociali e dello sfruttamento;
  • 5) Quella dell’unità di teoria e prassi, per cui dalla critica della filosofia speculativa e dalla riduzione dell’idea a strumento di produzione, deriva che filosofia si esprimerà non più come sistema ma come realizzazione della totalità;
  • 6) Quella di una visione della storia secondo cui la società borghese è stata un miglioramento rispetto a quella feudale, così come quella socialista sarà un passo avanti rispetto a quella borghese

 

Proprio dalla concezione della filosofia come discorso concettuale autonomo deriva la critica mossa al marxismo di essere un’ideologia nel senso di semplice strumento di azione. Benedetto Croce criticando il marxismo nota come già nelle glosse a Feuerbach del 1845 Marx evidenziava il suo interesse a sostituire la politica alla filosofia. Ora si tratta di chiedersi se il sociologismo non sia esattamente l’epilogo NECESSARIO di questa critica del marxismo che lo riduce ad ideologia. E ciò perché essendo il marxismo comunque una filosofia, la critica al marxismo, dal versante relativista, comporta anche l’abbassamento di tutta la filosofia a ideologia. È stata la critica di Gramsci a Croce ad introdurre in Italia la mentalità sociologistica. Infatti, per Gramsci la storicità della filosofia si risolve nella sua praticità e politicità. Egli si inserisce nella polemica Croce – Gentile. In questa polemica Croce affermando che lo storicismo di croce sarebbe diventato autentico – ovvero libero da ogni trascendenza. - solo ritornando allo storicismo marxista. Per trovare il genuino Marx Gramsci ritiene che bisogni criticare l’aspetto speculativo del pensiero di Croce. Gramsci dunque unendo la critica di Croce a quella sua critica il marxismo stesso nella sua dimensione teologica, giungendo così al sociologismo. Ne deriva un nuovo illuminismo inteso come totale liberazione dal romanticismo. Oggi la situazione è opposta a quella cui era giunto Croce quando affermava che il marxismo non lo si poteva superare perché non c’era in esso nessuna verità da superare: oggi è croce ad essere stato abbandonato in Italia dallo stesso pensiero laico. Per Marx la filosofia deve divenir mondo attraverso la prassi rivoluzionaria, contrapposto all’hegeliano divenir filosofia del mondo. Questo neo illuminismo che viene dalla dissoluzione del marxismo è diventato relativismo integrale esaltazione di una ragione debole che media continuamente tra le varie istanze cercando un accordo debole e revocabile, in cui non esistono più principi veri e assoluti. Va da sé che né il marxismo né il relativismo integrale eil nichilismo compiuto che ne discende sono conciliabili con il cristianesimo.

Von Balthasar definì appunto il marxismo un messianismo senza Messia.