Ebdomos
Carte, carte, carte e qui ancora
carte; carte che persino i tarli
rifiutano di mangiare... divora
questa notte, come vecchia che sparli
da trent'anni, altro che non so dire.
Che sono questi versi se non ciarli,
guaiti di banderuola o ire
raggrumite in silenzi torvi,
infiacchiti? O forse, dalle spire
della vita, come fila di corvi
ci si attorcigliano gli eventi,
uno ad uno, senza quasi esporvi
e gettano il sacco, impertinenti,
dell'umido al volo, in sol colpo,
non appena l'alba spegne i venti
della notte. Sì, perché come polpo
senza pietà ti sbatte sullo scoglio
quando d’ogni cosa cerchi il discolpo;
altro non è che beffa il cordoglio.
Se sorride dissimula e finge
nel suo abbraccio, ché ogni rigoglio
gela e se anche la mano ti stringe
è solo per buona educazione,
altro nome non ha che sfinge.