Tetartos

Mentre il vicino ostenta boria

- Dio solo sa qual è il suo nome -

e si ripete l'ennesima storia

di Caino e Abele, il come

io provo a tirar fuori dalla cassa,

la conta infingarda delle some,

l'eco persistente nella grancassa

del petto di quella prima parola

che in luce precede questa lassa,

 

grave, amara stretta alla gola

che noi tutti chiamiamo vita.

Perché, certo, il canto fa da spola

nel verso quando s'appressa l'uscita,

quando strappi, nel gelo d'un respiro,

alla terra una sola pepita

e tu, novello Principe Vladimiro

allora scorgi una nuova alba,

perché è nella rima che lo spiro

a volte si piega e questa scialba

fanfara di tutt'altro si tinge.

In fondo, ognuno non è che Galba

nel suo destino se non si spinge

fin qui il cielo, fin dentro la fossa

della nostra morte e a Lui attinge

nuova vita. Questa la sola glossa,

l'unica ermeneutica che ci resta.

E mentre si frange nell'onda la rossa

alga del tramonto e solo Vesta

illumina la notte, oltre il torrione

tutte le stelle escono dalla cesta. 

Altro Adverses Haereseus di Lione

allora potrebbe essere questo,

rigo, a volte stonato, che pone

qui ed ora sulla tavola il resto,

visto che il conto è già pagato.

Ma dentro c'è un fuoco che desto

Anànke mi tiene, fuoco che 'l fiato

stringe sospeso e l'ossa consuma,

arginare e contenere a lato

non lo posso perché arde e fuma

come l'antica polis che non tace:

la maestra di verbo che fu Cuma.

Troppo alta questa scienza verace

ch'io non intendo, se questo male

che è già morto, un’ombra fugace

che sé finge Re, dall'abisso sale

e getta ogni furia contro la roccia,

troppo alta, se nell'amico che t'assale

vedi nel torvo del volto la goccia;

di questo, forse, per croce piantare

Dio si serve, come d'una broccia.