Canzone dantesca

 

Donne s’aveste intelletto d’amore

ancora, prese come siete ora

invece da ogni cosa che fora

sballotta e alla scalata porta,

forse, dell’enigma di questo cuore

che si arrabatta, sempre in mora,

dimidiato dalla sua Signora,

n’aveste letto la radice smorta,

la ferita che nel silenzio si porta.

Dalla schiera degli Angeli eppure

alcun ascolta, s’affretta alle cure

del cantore, giunge e fa da scorta.

Ma tutto ciò si dice intingendo

calamo nel mosto e te eligendo.

 

Angelo clama in divino intelletto

e dice” ch’amara è questa sorte

che divisi consorte a consorte

tiene per dur’ e ingrata legge

c’ha chiuso l’amata in un ghetto

e ridotto al verso solo la corte,

al canto pietoso del pianoforte

che l’universo si spezza in schegge.

Ma il creato tutto ciò non regge,

sprezza omnia questa architettura

cruda e questa città futura,

senza luce, che morte sorregge.

Ditelo o donne indaffarate

che il cielo affittate a rate.

 

Mea domna è disiata in sommo cielo

della poesia, raggiunta solo

dal canto, quasi ghermita a volo

quando la fatica cede alle stelle

nell’incanto che d’oltre il velo

Francesco disse dall’antico molo

e cancellò in un sol colpo il dolo

che strette a me tiene solo quelle.

E quando il gelo scuote tutta la pelle

solo l’inchiostro risuona sul foglio:

così misuro della vita ‘l doglio,

certo che altre non sono belle;

ridico al manto bianco ogni cosa

nel solco lasciato qui dalla sposa.

 

"Dice di lei Amor" che tutto zeppo  

oramai è il tempo che nel canto

accende la rugiada come pianto

quando di muschio s'adorna il ceppo.

Eppure, solo questo controcanto,

faro nel mare in tempesta, manto

cucito con gli aghi di pino

di Rimini tutta dal tuo latino

amante, traccia qui sulla cartina

d'Enotria con esta sua spina

la vendetta all'amaro destino.

Se pure fosse di Dio ascesi

benedetti i giorni così spesi.

 

"Canzone io so che tu andrai girando

a gente assai" come enigma

o come obsoleto paradigma,

snobbato dalla emancipazione

che non conosce le gesta di Orlando

e, ridendo, ora solo le stigma

ché il gineceo è senza stigma

e rottamato il bianco airone.

Ma dal rubino sangue di Adone

le fila di anemoni nel vento

tremano, svettano nel filamento

che come frecce il cielo qui pone

a ricordare che Dio è Amore

e sol maschi e femmina die’ le spore.