Poesie
*
La mia soffitta
l’ha dipinta Van Gogh
io ci sto dentro come in un quadro.
Senza nuvole
e senza stelle questo
non è cielo. E allora che è?
Lo sgabuzzino
quando va via la luce,
lo scantinato zeppo di polvere
e ragnatele,
la base del tuo letto
di notte sul gelido pavimento.
*
Me ne sto sotto l’acqua a fumare
già la pioggia tamburella su tetti
di coccio con in tasca lo scontrino
da pagare che s’arrotola nella
mano come questa vita di cui
non trovo la chiave. Il vento schiaffeggia
le foglie delle felci e la mia faccia
s'è indurita come quella di Gesù Cristo
quando andò dritto a Gerusalemme.
Un blu ftalo che sa di niente tenta
di dipingere un cielo di metallo;
intanto, lo scroscio abbozza ad una
smorfia, tanto per eludere il fiato
asmatico di Eolo; le tegole
suonano una vecchia canzone,
la stessa, ogni volta che Giove
viene giù. Qualcuno, nella scala
accanto, scende con il tintinnio
delle bottiglie che l’accompagna,
come fosse l'overture di Sherazade.
Dev'essere il fantasma della casa
diroccata qui di fronte che sbatte
la porta, proprio non ne vuol sapere
del gelo che bussa con insistenza;
la moglie che scende con le bottiglie?
Intanto, la via sembra la canna
di un’aspirapolvere, risucchia
ogni cosa, anche questi versi
che attentano alla toppa
come un naufrago un vecchio asse.
*
La grandine si è precipitata,
ha bussato con forza per qualche
minuto, poi è andata via.
Allora un silenzio d'ovatta, rotto
da vecchie auto, ha preso possesso
della via; l'aria, pesante per il freddo,
avvolge una coppia che sbuca
dietro l'angolo, ma il silenzio
insiste come un alunno, sordo
ad ogni richiamo, pare assorbire
tutto, alla fine. Che ne sarà di noi?
di noi tutti, dico; corriamo come
un tram che non ha fermata,
senza più Teseo né Arianna,
dritti in bocca al Minotauro,
in questo labirinto che sa d'hybris
e scherzo di Prometeo.
*
Con il sole in faccia la strada bagnata è accecante
sembra uno specchio d'acqua ghiacciata
o un enorme foglio di carta argentata lasciato sui campi
l'auto sfreccia eppure sta ferma
come la freccia nel paradosso di Zenone.
Eaco, intanto, si prepara al giudizio
ha stilato la lista dei capi d'imputazione
non si lascerà intimidire
nessuno la passerà liscia
ha ricevuto il mandato direttamente da Zeus.
*
Dal meccanico, tra una sigaretta e l’altra,
in tre parliamo del declino e delle tasse,
quello alza il tiro
per alzare il prezzo della frizione.
L’aria sa di olio bruciato e vento secco,
mentre la fila d’alberi alle nostre spalle,
ogni tanto si piega,
lasciando a terra il seme a marcire.
Il cielo è più grigio dei capelli
del mio interlocutore; l’amaro
monta come la marea dei mari
del nord, sale sul tronco di un gelso
con stessa rabbia di un sole spento.
Sembriamo tre sanfedisti al bivacco,
a quaranta chilometri da Napoli,
pronti ad affogare nel sangue
la repubblica giacobina.