Lezione XIV Note su “L’emergenza antropologica"
Testi di riferimento Edith Stein, La Struttura della persona umana, Roma, 2000 Vittorio Possenti, la rivoluzione biopolitica, Torino, 2013
Ma se la Stein si fosse trovata adesso ad elaborare questo discorso antropologico, con quali antropologie si sarebbe dovuta confrontare?
Quali sono le frontiere dell’antropologia oggi, dal punto di vista filosofico, perché il modello che noi elaboriamo che è il modello di E. Stein dell’antropologia personalista nella concezione fenomenologica, con che cosa lo andiamo a confrontare?
La QUESTIONE DEL BIOPOTERE all’interno della quale si può ricucire il rapporto, (BIOPOLITICA) tra umanesimi e anti-umanesimi o post- umanesimi o trans-umanesimi.
Voglio fare un breve quadro delle sfide in cui è sottoposta l’antropologia e, in particolare l’antropologia cristiana, rispetto agli sviluppi delle scienze e della tecnica.
La BIOPOLITICA mette a fuoco le implicazioni politiche e i dispositivi di potere economico, culturale, tecnico, oltre che strettamente istituzionale mobilitati nel governo della vita delle persone. Una biopolitica è sempre esistita, pensiamo allo Stato nazionale, al controllo della vita dal punto di vista politico. Ma siccome noi ci troviamo nell’età della tecnica, età nella quale questa frontiera si avvicina sempre più all’umano, il controllo del potere sulla vita è diventato molto più pervasivo. Si parla addirittura di biopolitica del singolo e di biopolitica delle popolazioni. Ora, io non voglio entrare nell’argomento “biopolitica” perché questo non è l’argomento del corso.
La biopolitica ha a che fare con una concezione dell’uomo, una concezione antropologica, quindi, che idea c’è nell’uomo nell’età della tecnica in cui viviamo, cosa si intende quando si parla dell’uomo.
Caliamo l’immagine dell’essere umano come lo immagina la Stein, secondo la concezione tommasiana e fenomenologica nel contesto in cui ci troviamo. Un domani che andrà a lavorare in parrocchia, chi insegnerà religione, si troverà ad affrontare problematiche relative non tanto ad un’antropologia di tipo hegeliana o solo legata alla psicologia del profondo, ma a queste nuove antropologie.
Possiamo distinguere UMANESIMI e ANTI-UMANESIMI.
Gli umanesimi li possiamo distinguere in umanesimi personalistici e umanesimi non personalistici, cioè umanesimi che si rifanno al concetto di persona e umanesimi che parlano dell’umano, ma non si rifanno al concetto di persona.
Gli UMANESIMI PERSONALISTICI sono gli umanesimi cristiani, in particolare quelli cattolici, ma non solo, quindi quello della Stein, J: Maritain e i neotomisti che si fondano sul concetto di persona.
Ma esistono anche degli umanesimi, ad esempio gli umanesimi atei, come l’umanesimo di Heidegger o l’umanesimo di Sartre che sono umanesimi non cristiani e che hanno una concezione secolarizzata dell’essere umano e quindi non hanno il concetto di persona. Infatti la grande differenza tra Husserl ed E. Stein da una parte e Heidegger dall’altra è proprio la presenza, nei primi, del concetto di persona e l’assenza del concetto di persona in tutta la filosofia heideggeriana. Eppure la filosofia di Heidegger è una filosofia che affronta l’essere inautentico dell’esistenza, cioè dell’uomo.
Tutti i personalismi sono umanistici, ma non tutte le concezioni umanistiche sono personalistiche.
Questo è l’umanesimo, ma non c’è solo l’umanesimo, c’è anche una nuova frontiera, che è l’ANTI- UMANESIMO e il POST-UMANESIMO, e il TRANS-UMANESIMO (l’oltre-umanesimo).
Gli umanesimi, sia nella versione personalistica che nella versione non personalistica conservano la differenza tra uomo e animale, ma oggi ci troviamo di fronte ad antropologie anti- umaniste che mirano ad abbattere la differenza tra uomo e animale. Ad es. i diritti degli animali.
Da una parte troviamo E. Stein, Maritain, tutti i pensatori neotomistici… nell’umanesimo personalista che si fonda sul concetto di persona e cioè l’umanesimo che affonda le radici nell’evento cristiano si è secolarizzato, ma è un umanesimo fondato su due punti:
- l’uomo come immagine e somiglianza di Dio;
- il concetto di persona umana è mutuato sul concetto della persona divina.
Infatti, lo sviluppo della riflessione cristologica, nel corso dello sviluppo della teologia patristica, ha contribuito ad elaborare un’antropologia: l’uomo ad immagine di Dio, pensate ad Agostino, Ireneo di Lione…
Lo sviluppo della cristologia, quindi, ha portato ad un approfondimento dell’antropologia filosofica.
Il concetto di persona ha radici profondissime, risale a Severino Boezio, che è il primo che lo elabora e che poi, attraverso la scolastica, arriva nella sua elaborazione filosofica in Tommaso d’Aquino. Possiamo dire che la persona è quell’essere individuale, unico e irripetibile che non è semplicemente la manifestazione della specie nell’individuo, ma è qualcosa di una specie che realizza di quella specie qualcosa di unico e di irripetibile che non può essere mai più ripetuto. Non solo, ma il concetto di persona permette di parlare di immortalità personale dell’anima (ricordate le lezioni che abbiamo fatto su Tommaso).
Quindi, gli umanesimi personalistici sono aperti alla dimensione trascendente dell’esistenza, quindi a Dio. Sono l’equivalente filosofico dell’antropologia teologica delle Chiese cristiane.
Anche la filosofia di Heidegger e di Sartre, che sono due filosofi esistenzialisti, ad es Sartre scrive l’esistenzialismo è un umanesimo (1946), Heidegger scrive la Lettera sull’umanesimo (1946). Maritain aveva sviluppato tutta la filosofia del personalismo e De Lubac scrive Il dramma dell’umanesimo ateo (1936). Quindi, tutti questi autori li possiamo inserire nella classe dell’umanesimo, cioè sono forme di pensiero per le quali la differenza tra uomo e animale si conserva. Dice Sartre che è un ateo dichiarato: «noi vogliamo istituire il regno umano come un insieme di valori distinti dal regno animale», quindi potremo dire che gli umanesimi atei sono una versione secolarizzata dell’umanesimo cristiano privi e privati del concetto di persona. Non sono personalismi, gli umanesimi atei. Possenti (autore del libro preso in considerazione) fa un’analisi genealogica secondo la quale gli umanesimi atei sono frutto della secolarizzazione degli umanesimi personalistici.
Nell’età post moderna, nella quale noi ci troviamo, le cose dal punto di vista antropologico sono cambiate, noi ci troviamo in un’epoca di profondo sviluppo della tecnica e l’aumento sempre di più, delle capacità della tecnica di manipolare e controllare la materia biologica. Questo significa che esistono anche delle antropologie che rifiutano il concetto dell’umano stesso, quindi le sorgenti dell’umanesimo sono classiche cristiane all’insegna, dice Possenti, di questa profonda alleanza, e in ciò consiste la necessità del rapporto tra umanesimo occidentale e religione che ha subito un notevole abbassamento, indebolimento nel XX secolo e fino ai movimenti del ’68 e successivi.
L’anti-umanesimo rifiuta la specificità dell’umano, la dignità dell’uomo viene meno, dice Possenti, quasi come un’iperbole che a quella famosa frase AGNOSCE HOMINE DIGNITATEM TUA se ne può sostituire un’altra dell’indegnità dell’uomo, della dimensione dell’animalità dell’uomo. Questo è possibile perché viene fatta una distinzione tra ominizzazione e umanizzazione, dove se per ominizzazione si intende il processo biologico evolutivo, l’ominizzazione non coincide con l’umanizzazione perché l’umano ha una differenza ontologica rispetto a tutto il resto del regno animale. Quindi, questo principio, nè negli anti umanesimi, né nei post umanesimi viene meno. C’è, quindi, un processo di dissoluzione della persona umana.
La persona umana è intesa come un essere sussistente individuale in una natura razionale. Quello che accade è una riduzione di questo concetto, ovviamente viene meno, soprattutto negli umanesimi di impostazione tommasiana e neo tommasiana, il sinolo corpo-anima perché la dimensione dell’anima viene ridotta ad una serie di reazioni chimiche.
In genere le POSIZIONI ANTI UMANISTICHE rifiutano il concetto di natura ed essenza umana come dotata di logos e valida universalmente. Quindi, viene il concetto di persona, di natura ed essenza umana. Noi in realtà lo abbiamo anticipato un po’ in Sartre quando dice che l’esistenza precede l’essenza, ma in Sartre si conserva quella dimensione secolarizzata dell’uomo in quanto libero di creare il proprio destino e essere chi vuole. Sartre non si sarebbe mai immaginato come questa frase declinata in modo diverso diventa la chiave di lettura degli anti umanesimi e dei post umanesimo.
“Morte dell’uomo” vediamo cosa dice il filosofo francese FOUCAULT:
stranamente l’uomo non è probabilmente altro che una certa lacerazione dell’ordine delle cose, una configurazione comunque tracciata da una disposizione nuova che egli ha recentemente assunto nel sapere. L’uomo è un’invenzione di cui l’archeologia del nostro pensiero mostra agevolmente la data recente e la sua fine è prossima.
Dopo la morte di Dio si presenta la morte dell’uomo, Foucault è un post nietzschiano, uno che ha preso sul serio il meccanismo genealogico di Nietzsche e lo applica alla cultura e all’antropologia. Viene dissolto, dal punto di vista cultura l’uomo. L’uomo è un’invenzione moderna, della modernità ed è destinato a sparire nella post modernità. L’uomo è una costruzione delle scienze e quindi noi lo possiamo ricostruire concettualmente come vogliamo.
Abbiamo, quindi, gli umanesimi personalistici che si secolarizzano e all’interno della secolarizzazione degli umanesimi personalistici inizia il processo di dissoluzione che porta all’anti umanesimo e al post umanesimo.
C’è bisogno di un’alleanza profonda tra materialismo e tecnica e una lettura dogmatica del darwinismo. Il darwinismo non viene visto solo come una teoria scientifica e, dunque, come un’ipotesi di lavoro, ma diventa un dogma sul quale si fonda una visione delle cose. C’è un’alleanza profonda tra materialismo e tecnica.
La posizione fondamentale sostenuta tra i materialistici fisicalistici è che l’essere, il mondo e l’uomo sono dicibili senza residui in termini fisici. Cioè, la vita viene ridotta ad una serie di reazioni inorganiche che la determinano. L’obiettivo di questo genere di biologia è quello di spiegare la vita a partire dal non vivente riducendo sempre di più la distanza tra non vivente e vivente. Ad es quando vanno sullo spazio a cercare la vita, cercano dei microrganismi che sono in grado di vivere in quel contesto limite, ma quei microrganismi si sono formati da una serie di reazioni chimiche inorganiche, ambientali che hanno determinato l’inizio della vita. È chiaro che nell’evoluzionismo, dall’elemento monocellulare si arriva, senza una teleologia, all’uomo. Se l’ipotesi di Darwin la prendo come dogma e la utilizzo dal punto di vista dogmatico, non come ipotesi scientifica, verificabile e opinabile o meno, ma la prendo come sapere forte metafisico, diventa un insieme di proposizioni sulle quali io fondo delle azioni che sono politiche, antropologiche, etc.…
Letto solo con le chiavi riduzionistiche della biologia e della fisica, l’essere umano è compreso come un vivente e composto da materia e meccanismo, per cui si perviene alla completa naturalizzazione dell’antropologia. Infatti, alcuni dicono che l’antropologia deve entrare nel campo delle scienze naturali perché l’uomo non è altro che un grado della materia che si è organizzata. Non c’è niente di spirituale. Quello che noi chiamiamo anima è la mente. Ma la mente è il software dell’hardware. Quindi, come conseguenza abbiamo l’abbattimento della differenza ontologica tra uomo e animale.
La tesi materialistica mentre nega senza residui l’immortalità personale, prefigura inquietanti possibilità di controllo dell’uomo. È chiaro che fisicalizzando l’uomo si aumenta esponenzialmente il potere di controllo su di lui mediante farmaci, impulsi elettrici, agenti chimici, microchips … il soggetto diventa oggetto della tecnica. quindi, per l’ideologia della tecnica l’uomo deve essere riprogettato dalla tecnica, in quanto è mero corpo che non potrebbe evadere dalle strettoie della materia. Non è l’uomo che si progetta grazie alla tecnica, ma l’uomo diventa oggetto della tecnica stessa.
Da una parte abbiamo questa forma di anti- umanesimo per il quale non c’è nessuna differenza tra l’uomo e animale, per cui non c’è nessuna dignità dell’uomo, l’uomo, dice l’anti umanista, è creato dagli animali e a loro deve tutto e non può differenziarsi da loro. Cade la differenza tra individuo e specie, perché negli animali l’individuo rende concreta la specie. Viene mene quella definizione dell’uomo come animale razionale dotato di logos, non c’è nessun logos, il pensiero si riduce ad una serie di meccanismi biologici. Una ricerca cercava di spiegare che già nelle scimmie esistono dei comportamenti di culto dei morti, e quindi anche gli animali, i primati, che secondo una teoria sono simili agli uomini, hanno già in loro il culto della morte, perché la scimmia accarezzava il morto della sua specie.
L’obiettivo degli anti umanisti non è quello di elevare l’uomo all’animale, ma abbassare l’animale all’uomo.
Rachel, che è uno di questi studiosi che sa bene che non si può attaccare direttamente, perché c’è un uso pretestuoso della teoria darwinista, critica la tesi dell’eccezionalità umana, per cui l’uomo avrebbe solo una storia naturale. Altri autori sostengono che tutto l’essere umano è di natura fisica, che non ha un’essenza e che quindi non ha una sua specificità.
Invece ci sono altre forme che sono l’umanesimo secolare, post umano e trans umano.
C’è un documento, di questa associazione che fu fatta ad Amsterdam nel 1952 ed è stata ripresa nel 2002, J. Huxley, fondatore di questa associazione IHEU, il cui equivalente italiano è la “unione degli atei agnostici razionalisti” (UAAR), ebbene, questo post umanesimo dice che io devo essere libero di potenziare l’umano sia dal punto di vista del singolo sia da quello della specie anche modificando il patrimonio genetico individuale.
Un post umano è il discendente di un essere umano che è stato incrementato fino al punto di non essere più un essere umano. I post umani potrebbero essere completamente sintetici, fondati sulle intelligenze artificiale, o potrebbero essere il risultato di una serie di incrementi parziali effettuati su esseri umani biologici o su esseri trans umani che potrebbero persino decidere di sbarazzarsi dei propri corpi e di vivere all’interno di super computer assumendo la forma dell’informazione pura. Qui siamo nell’ambito della fantascienza.
Leggiamo ora:
Annotazioni sulla creazione di embrioni inter specie uomo – animale.
Entro il problema dell’oltre passamento della frontiera di specie tra uomo e animale, si pone il problema della cosiddetta “creazione degli ibridi”. Sul tema è utile ricordare un documento del comitato nazionale per la bioetica emesso nel giugno del 2009, intitolato “Chimera e ibridi”, con un’attenzione particolare sui cibidri. Esso chiede se sia possibile e moralmente lecito superare la barriera di specie e creare essere inter specie, ossia embrioni inter specie uomo- animale, pratica attualmente vietata dalla normativa italiana (ma non sappiamo all’estero). Il documento del 2009 si richiama ad una precendente e fondamentale parere sull’identità e statuto dell’embrione umano approvato il 22 giugno 1996, in cui il CNP afferma che tra i trattamenti moralmente illeciti (tecnicamente possibili) embrioni umani a qualunque stadio del loro sviluppo, unanimemente ritiene di annoverare le azioni si chimere, cioè produzione di ibridi uomo- animale, trasferimenti di embrioni umani in utero animali o viceversa. Nel definire i livelli inter specie, il CNP li riconduce a varie categorie, tra cui le chimere e gli ibridi. L’ibrido, discusso nel documento, è l’embrione misto uomo-animale che si può distinguere in due gruppi:
Gli ibridi che si formerebbero dalla fusione di un gamete umano con un animale, per altro di regola non possibile a causa delle barriere inter specie che di fatti impediscono lo sviluppo successivo a queste fecondazioni crociate; oppure i cibridi o ibridi citoplasmatici che si ottengono per trasferimento nucleare, inserendo il nucleo di una cellula somatica umana, in una cellula uovo animale privata del nucleo. È importante osservare che il cibrido non esiste in natura, non è l’esito di un processo evolutivo, non appartiene al naturalmente divenuto, ma tecnologicamente prodotto. Il cibrido è il prodotto di un intervento bio-tecnologico, non l’esito di un processo filo-genetico. Se assumiamo che l’identità del soggetto sia radicata nella sua identità genetica, quest’ultima, nel caso del cibrido, si vede la copresenza di un genoma nucleare e di un genoma mitocondriale che provengono da organismi di specie differenti.
Questo è un aspetto, poi c’è il trans umano. Il trans umano prevede il potenziamento dell’umano attraverso l’uso della ingegneria non solo biogenetica, ma dell’ingegneria informatica. Cioè la fusione tra uomo e sistema robotico. Questo è il trans umanesimo.
Uso della tecnologia per il superamento delle limitazioni biologiche e per la trasformazione della condizione umana.
Questo perché è dato all’individuo la possibilità di fare di sé quello che vuole, quindi una cornice di leggi democratiche, il diritto all’individuo di essere Dio, questo è il senso, questo è quello a cui andiamo incontro.
Il trans umanesimo o oltre umanesimo o post umanesimo prevede il potenziamento dell’umano attraverso l’uso della tecnologia e dell’ingegneria genetica.
Non immaginate gli interessi economici che sono dietro tutto questo e la barriera del controllo (ecco l’aspetto biopolitico) sulla vita aumenta. È come se il confine della nostra libertà rispetto a noi stessi diminuisce sempre di più, perché tutto viene controllato dagli stati, ma gli stati sono solo l’interfaccia dei grandi poteri finanziari multinazionali.
Qui, viene messa in discussione la dimensione spirituale dell’uomo, la dimsione personale e la differenza tra uomo e altre specie, l’unicità dell’uomo, l’uomo diventa oggetto di possili interventi tecnologici, e quindi ingegneristici, che minano la struttura del suo patrimonio genetico. Stravolgono completamente!
L’uomo, secondo l’antropologia di E. Stein non è né angelo né animale, ma tutte e due le cose insieme.
IL CONCETTO DI ANIMA (ndr)
Ma da dove viene fuori l’idea in Aristotele e quindi, ce la ritroviamo in S. Tommaso e in E: Stein di parlare di “ANIMA”. Siamo nel 1932, quando ormai sono passati tanti secoli da quando c’è stata la rivoluzione scientifica!
La parola “anima” traduce il latino “anima”; ma “anima” (in latino) traduce il greco con il quale si intendeva il termine anima, cioè psychè, per cui psicologia è la scienza che studia la psiche. Ma, psychè è diventata psiche che poi è diventata mind, mente. Questo anche perché Cartesio aveva ridentificato il principio spirituale nella sua antropologia come res cogitans e l’ha spostato tutto sul non materiale, cioè su ciò che non ha estensione, ma è solo pensiero.
Ma facciamo un passo indietro e andiamo ad importunare i greci, perché tutto è iniziato da lì e tutto ritorna sempre lì.
In greco esistono tre termini per indicare lati diversi del fenomeno della vita:
- I.
ANIMA=VITA
- II. Bìos βιος VUTA QUAE VIVIMUS
- III. Psychè ψυχή
Il greco è la lingua della mobilità del pensiero e il latino è la lingua della sentenza!
In greco esistono tre termini, mentre in latino e italiano un solo termine che sarebbe VITA. Quindi l’anima ha a che fare con la vita, principio animante.
(lettura foglio dato dal prof.) “Se ci volgiamo al greco…a disposizione per denotare la vita”: siamo nel 700, in pieno illuminismo, quando la scienza della vita diventa scienza ,con la nascita della chimica, ad esempio, , Lavoisier siamo in pieno 700.
Per indicare la vita, bìos non è l’unico termine, abbiamo anche zoè. Vediamo, dunque, quello che significa zoè, quello che significa bìos e quello che significa psychè e come si è arrivati a capire perché Aristotele dice psychè, e perché dà la psychè al filo d’erba, al trifoglio e a sé stesso.
Lettura: Zoè indica la vita….bios è la vita che viviamo”:
I. Zoè è la radice nel senso che è quella cosa di cui tutti i viventi, in quanto tali, hanno, tutti i viventi sono dotati di vita.
II bios è il tipo di vita che viviamo, infatti si dice bios theoretikos per dire che uno vive la vita teoretica; bios politikos, per dire il tipo di vita politico, la vita politica è il bios politikos, non il zoè.
Il non vivente è il vivente quando è diventato cadavere, è praticamente il componente non vivente che è reso vivente dal vivente in quanto vivente. Ciò di cui siamo fatto (carbonio) ad esempio, l’acqua presa di per sé è non vivente, in quanto acqua del mio corpo, fa parte di tutto questo corpo e quell’acqua dentro di me non è materia, ma è la materia vivente che sta dentro il nostro corpo che la rende vivente.
Quindi:
-BIOS è il tipo di vita che noi facciamo;
-ZOE è il principio della vita che noi abbiamo.
Lettura: “le diverse modalità….. stessa radice zoè”
Le varie forme di vita (teoretica, politica…) sono solo dell’uomo in quanto dotato di logos. Il bios è apllicabile solo all’uomo perché l’uomo ha il logos, non possiamo usare bios, quando in greco, vogliamo dire un tipo di vita del cammello. Solo l’uomo che è dotato di logos ha un tipo di vita teoritico, politico, pratica, domestica… perché bios sta ad indicare un tipo di vita.
III PSYCHÈ
La psicologia è una sezione della fisica in Aristotele. Vediamo che significa questo termine e come questo termine andrà, poi, ad indicare la sostanza, quella cosa con la quale non si riesce a pensare e pure oggi ci si rifiuta di pensare.
Lettura “il terzo termine….forma della vita”
L’anima è il principio del vivente nell’individuo vivente. Quindi, il termine bios si può applicare come tipo di vita solo a quel vivente che ha il logos.
Zoè sta ad indicare il tipo di radice; il campo semantico di psychè, come viene inteso, si può adattare al vivente in quanto vivente inteso come principio che rende vivente quell’ente dotato di forma e di materia, nella metafisica, psicologia e fisica aristotelica.
Lettura “Aristotele ..potenza di vita”:
l’anima è l’atto di un corpo che ha la vita in potenza, il che significa che l’anima rende quel corpo vivente perché attualizza quella potenzialità vivente del vivente. I viventi sono tali in quanto individualizzati, infatti noi parliamo di psychè in quanto si questo vivente qui (lei, io, il cane, il pero, la vite..).
“carattere fondamentale …. L’automovimento”: il vivente è ciò che muove sé stesso da sé.
Il termine psychè non va tradotto con psiche, mind, psicologia, psicanalisi e quindi come apparato psichico, ma va inteso come principio che rende vivente quell’ente perché attua la sua potenzialità di essere vivo.
Questa anima è intesa da Aristotele come sostanza, sostrato, ipostasi, ciò che sta sotto, ciò che permane nel divenire e qui entriamo nella ambito della metafisica, anche se si parla della psicologia come di un ente naturale, in Aristotele fisica e metafisica sono sempre interconnesse. Aristotele, qui rappresenta il miglior discepolo che Platone abbia mai avuto, è un filosofo che è convinto che il piano dell’essere non si riduce al piano della physis, cioè ESSERE ≠PHYSIS.
Nella filosofia antica, per i presocratici l’essere è uguale alla physis, si comincia a parlare di essere con Parmenide, quando costui dice “l’essere è e il non essere non è”, si intendere per essere tutto ciò che è e quindi una modalità della physis. È con Platone che si creano due piani della realtà, così rimane con Aristotele, fino a scendere, definitivamente, già con i pensatori successivi, Epicuro, stoicismo… e così continua. C’è una ripresa nel Medievo fino a poi sparire da Kant in poi.
Già Leibnitz diceva che non basta la fisica a spiegare tutto l’essere, bisogna recuperare le cause finali e la metafisica. Addirittura, dice Leibnitz che bisogna recuperare il Fedone di Platone, cioè quel dialogo platonico all’interno del quale si parla dei due piano della realtà. Il Fedone è un dialogo della maturità di Platone, scritto da esse, che racconta gli ultimi momenti della vita di Socrate. È un programma di vita filosofica e si parla di questa “seconda navigazione”, cioè quella navigazione che non si fa più riferendosi alle immagini, ma ai concetti e si salta dalla sensazione al pensiero, si passa ad un altro piano della realtà.
Noi, oggi, ci troviamo in una situazione in cui, non è più così: l’essere è diventato uguale alla physis! Tutto l’essere è materia, natura, non c’è altro. Questo già lo notava Leibnitz che è anche un grande scienziato che si contende con Newton l’invenzione del calcolo infinitesimale, l’invenzione dell’ars combinatoria. Si può dire che la logica che sta dietro l’invenzione dei computer era stata già pensata e in un certo senso anticipata da Leibnitz. È un filosofo, dunque, che avverte questo problema.
Quando parliamo di ANIMA, in termini non di scienza, ma di antropologia di E: Stein, abbiamo questa difficolta. Dobbiamo entrare in un discorso che tenga conto della realtà anche quando questa realtà non è riducibile alla scienza. Per Aristotele l’esperienza è quella scienza pratica che si fa quando si acquisisce una perizia nelle cose, frutto di una sensazione, conoscenza…
Tutto questo per introdurre il discorso di oggi legato a questo ritorno costante nell’antropologia di E: Stein di anima, di Tommaso, di puri spiriti finiti…
EDITH STEIN, LA STRUTTURA DELLA PERSONA UMANA
Rispetto alla psicologia del profondo E. Stein dice che l’antropologia cristiana ha di simile la visione verticale dell’essere umano e cioè esiste una superfice e una profondità. Mentre la psicologia del profondo riconduce l’uomo alla sua dimensione irrazionale, pensate a Freud che di che l’IO è ostaggio dell’ESSE che con il super io sono forti irrazionali.
L’antropologia cristiana pone un rapporto diverso tra la profondità, quindi la dimensione irrazionale, e la dimensione cosciente dell’uomo. La condizione oscura dell’uomo, nella concezione cristiana, è conseguenza del peccato, ma c’è l’intervento della grazia. Il filosofare cristiano è sempre un filosofare nella fede. Sarò scandaloso in questo corso sia per i filosofi, sia per i razionalisti perché i due piani si intrecciano, perché la Stein è una credente filosofa.
La Stein dice che l’essere umano non ha alcun potere sulle forze del profondo, non riesce a trovare da solo la strada per il cielo, interviene quindi la grazia. C’è una bellissima definizione che dice una strada, tuttavia, per lui è preparata, per salvare la sua natura e restituirgli la supremazia su di essa, Dio stesso si è fatto uomo, il figlio dell’Eterno Padre è diventato il nuovo capo del genere umano.
Lettura pag. 47: con la psicologia del profondo c’è la visione dualistica dell’uomo, ma nella concezione cristiana l’intervento della grazia permette di ristabilire il rapporto tra la dimensione della coscienza e la dimensione dell’inconscio.
Con la concezione idealista condivideva quell’ottimismo di partenza, ma dice che l’uomo non può realizzare da solo la sua umanità e infine con la concezione heideggeriana condivide il fatto che l’esistenza umana è il punto di partenza con il quale possiamo arrivare a Dio. Ma, a differenza della concezione di Heidegger, dice che l’uomo non è un essere gettato, ma è una creatura, è la dimensione della sua creaturialità.
Saltiamo la parte della pedagogia, le conseguenze pedagogiche non riguardano il nostro discorso. Passiamo all’aspetto antropologico, saltiamo l’antropologia come fondamento della pedagogia, andiamo al metodo fenomenologico che è una ripetizione di ciò che abbiamo già fatto e andiamo a pag. 67.
Pag. 67: PRIMA ANALISI PREPARATORIA DELL’ESSERE UMANO
Il metodo fenomenologico prevede un approccio al problema di tipo circolare, cioè nella sua analisi della struttura della persona umana E. Stein procede per cerchi concentrici, integrando ad ogni giro il discorso che abbiamo fatto. Quindi, parte, e questo è tipico della scuola fenomenologica, da un’analisi della corporeità nella sua materialità.
Qui non c’è, ma nella sua Introduzione alla filosofia, una serie di scritti che l’hanno sempre accompagnata, il suo breviario filosofico. Questo testo è diviso in due sezioni, nella prima sezione c’è una teoria della natura, un’analisi fenomenologica della materia e delle forze che confluiscono nella materia. Una filosofia della natura che appartiene all’approccio totale della fenomenologia che non è un approccio dualistico, ma un approccio totale, globale che tiene conto di tutta la realtà e la costruisce quasi se fosse una topografia, per sezioni. C’è l’essere umano visto in quanto corpo, la corporeità come corpo vivente, l’essere corpo vivente nella sua dimensione dell’essere vegetale, ciò che è specifico dell’essere umano come essere vegetale. L’essere umano come essere animale e ciò che c’è di animale nell’essere umano, l’essere umano nella sua specificità di essere personale spirituale. Questo viene relazionato con gli altri esseri spirituali, con i puri spiriti finiti, gli angeli, buoni e cattivi e in questo gioco si costruisce la struttura della persona umana. Si aggiungono poi, tutti i risultati della fenomenologia e c’è anche una lettura fenomenologica del castello interiore di S. Teresa d’Avila che diventa fondamentale nel comprendere la struttura della persona umana.
Ora facciamo uno schema che è un riassunto e tutte le lezioni successive saranno in riferimento a questo.
Poi, c’è la seconda sezione dell’opera che studia la dimensione totale dell’uomo, perché dice E. Stein che l’individuo è una pura astrazione, l’uomo è sempre inserito in un corpo più ampio che è la comunità di popolo e quindi tutta la comunità del genere umano. È la seconda sezione della struttura della persona umana riguarda questo.
IO |
Riprendendo la concezione fenomenologica, noi avevamo che la struttura dell’IO
era questa.
Questo fatto viene conservato quando E. Stein immagina l’anima umana, che non è separabile dal corpo umano, se non attraverso la morte e che è sussistente dopo la morte, come una realtà che ha una sua profondità, all’interno della quale l’IO vive a certe profondità. Qui c’è il castello interiore: quanto più l’IO è al centro della sua anima tanto più si possiede e i suoi atri sono profondi, sono pieni, sono completamente umani Ovviamente al centro dell’anima, per grazia rimanda il bello di Dio in Gesù Cristo. Rifacendosi a San Giovanni della croce dice E: Stein che ci sono diversi modi di Dio di comunicarsi alla creazione:
1) dando l’essere, Dio a tutta la creazione dà l’essere e non toglie mai l’essere altrimenti l’annichilerebbe, nemmeno i dannati si annullano, continuano ad essere. Dio dà loro l’essere e non toglie l’essere da ciò che ha creato, non distrugge.
2) attraverso la grazia del Battesimo.
3) attraverso l’inabitazione mistica.
Io in superfice |
Mentre tutte le creature sono mantenute da Dio perché hanno l’essere, non tutte le creature, solo l’uomo è predisposto all’incontro con Dio e il Battesimo è la via che rende possibile, già qui, l’inabitazione mistica di Dio nell’anima del cristiano.
IO |
Io in profondità, al centro dell’anima |
ANIMA |
Corpo vivente |
E. Stein dice che ci sono delle persone il cui IO è in superficie, e la metafora del castello di E: Stein dirà che è l’anima che è completamente assorbita dalle cose che fa, fuori di sé, non è dentro di sé e non si possiede. E. Stein riprende la metafora del castello di Santa Teresa per parlare di una differenza di profondità: c’è l’anima e c’è l’IO e tutto questo si trova in un corpo che è il corpo vivente.
L’io è la dimensione dell’essere personale, l’essere coscienti di ciò che si è. Solo l’uomo può dire io e sapere, essere cosciente di ciò che è. Questo schema è una sintesi di dove va tutto il nostro discorso.
L’uomo può essere e sapere ciò che è perché deve anche diventare ciò che è , altrimenti non sarebbe libero nelle sue certezze, sarebbe già pienamente sé stesso. Gli angeli, sono perfettamente ciò che sono e non possono cambiare se non per dono di Dio, per grazia, perché sono pienamente sé stessi. Ma l’uomo non è pienamente sé stesso e non lo sarà mai. Infatti, nessuno di voi in questo momento è primario di chirurgia o grande pianista o concertista, violinista, potrebbe diventarlo, ma dovrebbe impiegare il suo tempo per fare quello e non pere fare il teologo. Realizzerebbe una sua potenzialità tra le tante potenzialità che può realizzare, quindi nessun uomo è pienamente sé stesso. Quindi solo l’uomo può essere sé stesso e conoscere sé stesso.
L’essere umano come corpo materiale, essere vivente, essere animato, essere spirituale. Microcosmo.
Si parte dalla dimensione corporea dell’essere umano e dalla specificità dell’essere corpo dell’essere umano.
Lettura pag. 67.
“L’aspetto, la statura, il colore…. È una cosa materiale”: l’uomo è anche cosa materiale perché è fatto di corpo, ma il corpo dell’uomo è un modo particolare dell’essere corpo in quanto è un corpo vivente.
“tuttavia abbiamo bisogno di un particolare… non lo vediamo mai solo come corpo materiale”: io devo fare uno sforzo, un’analisi, devo fare fenomenologia.
“quando un essere….noi inorridiremo”: noi ci aspettiamo che un corpo umano in quanto vivente si muova.
“in un caso, abbiamo afferrato…ed è anche vivo”: è secondo la natura del suo essere vivente,la pianta si muove in un modo, l’animale in un altro. Segue molto la psicologia aristotelica- tommasiana, tutto il vivente, in quanto vivente ha un principio animante cioè che lo fa muovere e vivere.
“se un fiore aperto…potremo indicarli meglio come esseri animati”: se in mezzo alla strada vedo un gatto, faccio di tutto per non schiacciarlo, se vedo un cavolo non è la stessa cosa.
Ora la Stein parlerà del concetto di anima. L’antropologia di E. Stein non è scientifica oppure è troppo scientifica per essere scienza. Recupera il concetto aristotelico di anima. Se noi vogliamo dire pienamente quello che ci sta di fronte, la scienza non ci basta. E. Stein si rifà ad Aristotele, mediato soprattutto da Tommaso e dalla fenomenologia, soprattutto dal volume II delle Idee nel quale la Stein ordinava degli appunti. Qui Husserl parla della costituzione della persona umana. Il processo fenomenologico ritorna spessissimo.
Pag. 68,“cosa sia l’anima…. Comprenderci insieme ad esso”: la Stein utilizza il termine ANIMA per dire che l’uomo è un essere che ha interiorità ed esteriorità, perché è un essere senziente. Anche se esistono gradi diversi di interiorità.
“solo in un certo senso…relazione di scambio di idee, in un rapporto spirituale”: qui troviamo una gerarchia ontologica tra i viventi.
Così, già la più semplice…l’essere umano come microcosmo”: l’uomo è un microcosmo perché in esso troviamo la materialità (è fatto, infatti, di carbonio e altre sostanze); è vegetale (funzionano degli organi che non dipendono dalla nostra volontà, pensiamo alle persone allo stato vegetativo)
Lettura pag 68.
L’essere umano come persona spirituale: nella sua posizione sociale, nella sua individualità; come essere storico, comunitario, culturale. (pag. 68)
Vedete come questo discorso si allarga in orizzontale, ma poiché la Stein non è atea, ma una credente, a questo allargarsi in orizzontale si percepisce una visione trascendente.
“l’abbigliamento dell’essere umano…. La sua posizione sociale”: cioè la sua dimensione pubblica. Notiamo il linguaggio del corpi. La corporeità come luogo della manifestazione dello spirituale. Lo SPIRITO è uguale alla CULTURA che a sua volta è uguale al MODO D’ESSERE.
“in alcuni casi questo…comportamento a questo fatto”: se esco e vedo un signore elegante con un cappello e un bastone con un brillante a chiedere l’elemosina, io non lo crederei. Chi chiede si mette in un atteggiamento particolare, con lo sguardo interviene, ci commuove…. C’è un linguaggio del corpo nel quale entra l’abito. Potremo dire che l’abito fa il monaco.
“il mondo dell’essere umano…almeno come inizio, in ogni incontro vivo”: nell’incontrare le persone entra n gioco ciò che la Stein chiama una certa apertura quando faccio emergere me nella relazione con gli altri e quando permetto agli altri di entrare spiritualmente nel mio mondo, ma non tutti allo stesso modo. Tanto è vero che esiste una diversità di relazioni, una specificità delle relazioni. Proprio perché sono un essere spirituale posso aprire e chiudermi.
“passando dall’incontro isolato…in esso gli vengono incontro l’esistenza e l’umanità”: l’uomo diventa sé stesso nella comunità, l’uomo è un animale MIMETICO che a un certo punto ha a che fare con delle scelte che s fanno, con una presa di posizione rispetto all’ambiente nella quale si vive. I bambini dell’isis, che fin da piccoli usano le armi, un giorno potranno pure avere una conversione ma sempre all’interno di un modo di essere sviluppato in un certo modo.
Nella sua apertura all’esterno e all’interno
Lettura pag. 70: “l’essere umano sperimenta l’esistenza…l’io corporeo-animato-spirituale”: è tutto in uno, l’esistenza viene prima dell’essenza. L’esistenza è l’essere creatto che non è compiuto altrimenti l’uomo sarebbe naturalmente proiettato a essere ciò che è. Ma, poiché è creato libero, Dio lascia l’uomo nella possibilità di formare liberamente la sua essenza. Però io posso realizzare solo una parte della mia essenza.
L’uomo come ricercatore di Dio
Lettura pag 70: “al termine….la ricerca di Dio appartiene all’essere uomo”: per poter vedere questo, bisogna vedere con gli occhi della fede. La prima catechesi che si faceva nella chiesa primitiva era la catechesi sul cieco nato. Noi siamo nella condizione di poter essere aperti alla trascendenza oppure posso vivere tutta la mia esistenza chiuso, nella dimensione della trascendenza. L’uomo come ricercatore di Dio, per la Stein, fa parte dell’antropologia,ma non è solo antropologia.
III L’ESSERE UMANO COME COSA MATERIALE E COME ORGANISMO
Ci sono alcuni elementi che definiscono fenomenologicamente la dimensione dell’essere materiale. L’essere materiale è qualcosa che ha una sua unicità individuale con una forma.
Il primo elemento è quello della forma.
1. la forma
Lettura pag. 71. “ se lo paragoniamo… indivisibile e non unificabile con le altre”: la forma umana in quanto forma materiale è questa individualità, cioè questa particolarità del corpo umano di essere forma determinata chiusa in sé stessa e non confondibile con le altre.
Pag. 72. “andando più oltre …leggi ferree è proprio di ogni organismo”: questa è la seconda caratteristica, una certa simmetria regolata da leggi. È un’individualità, la cui unità è superiore alla somma delle parti che lo compongono.
“Alla forma dell’essere umano….del corpo attraverso la forma superficiale”: quando analizza la struttura dei vegetali dice che i vegetali, sono verticali, come le piante così gli uomini, ma è solo una somiglianza.
“questa regolarità della forma…. Approssimazione ad una forma normale”: gli esseri umani non sono obbiettivazioni della specie, è un modo di essere umano, unico e irripetibile. Ecco perché i rabbini dicevano che chi uccide un uomo uccide il mondo intero, perché è un’unicità specifica dell’essere umano, unica e irripetibile. Per il Cristianesimo, questo è evideniato ancora di più dall’immortalità dell’anima individuale.
II l’essere umano come organismo vivente
1. il formarsi dall’interno
Questo è legato al compito etico che l’uomo ha di formare se stesso.
Lettura pag. 76. “il corpo con la sua forma….tenuta insieme interiormente”: c’è un principio interno che è, poi, il principio animante che tiene unto dall’interno questa individualità che è l’essere umano.
La sua forma esteriore è formata dall’interno: noi siamo quello che siamo in virtù di questo principio animante che è l’anima.
“Esso porta con sé…. Il modo d’essere dei viventi”: c’è un principio interiore che forma la materia che ci costituisce. La materia che ci costituisce in quanto assimilata entra a far parte, viene formata da questo principio. Noi siamo viventi grazie all’anima che dall’interno forma la materia corporea secondo la sua specificità d’anima. Bisogna superare la separazione tra fede e scienza. Questi meccanismi biologici che formano il corpo sono letti in chiave metafisica.
“ciò che consente…produce a partire da sé forme dello stesso tipo”: l’anima è quel principio che fa sì che quella materia inerte assimilata sia materia costituita del corpo. Es. il cornetto che ho mangiato è diventato sangue e carne perché l’anima lo ha trasformato.
Noi per come siamo pensati, senza corpo non potremo nemmeno pensare. Noi riceviamo dall’esterno attraverso il corpo e quindi attraverso i sensi. La condizione dell’anima post mortem è una condizione de-potenziata e si ricongiungerà con il corpo che parteciperà a quella beatitudine. Sarà un corpo glorificato.
“la forma interiore…. È che la formazione è un processo vitale”: non esiste nulla in natura che non abbia una forma. La materia ha una struttura.
“La materia senza la forma…..esistente solo attraverso la forma”: forma e materia sono modi in cui Aristotele interpreta la sostanza dal punto di vista concreto. Ogni sostanza è una materia che ha una forma.
“Ma la forma vivente…progressivamente l’organismo”: quando parliamo di una materia vivente, oltre alla forma della materia inorganica c’è il principio formante che forma la materia vivente che costituisce l’organismo.
Il principio vivente è animante questa forma, è il principio che rende quella materia da inorganica a organica-vivente.